Ogni anno i discorsi sulla Coppa Italia sono sempre gli stessi. Modello inglese o tedesco? E se invece la soluzione fosse quello ‘italiano’?
Ogni anno, soprattutto nel periodo di dicembre quando si iniziano a giocare gli ottavi, la considerazione è sempre la stessa: come è noiosa la Coppa Italia? La coppa nazionale, che in realtà è, punto poco considerato quando si fanno questi discorsi, una coppa di lega che fa le veci di coppa nazionale, si è negli ultimi anni sempre più ridotta ad essere una competizione ad uso e consumo delle big. Costruita su misura per permettere alle prime otto del campionato precedente di avere una strada quando più breve e poco impegnativa per le semifinali.
L’obiettivo, e i dati televisivi lo confermano, è quello di avere, con sforzo relativo, dei big match in semifinale. Una strada, secondo molti, obbligata visto l’affollamento del calendario. Format che però incontra critiche da parte di moltissimi tifosi che guardano invece con interesse ai modelli inglese, francese, tedesco, spagnolo, ecc… Insomma a tutti i format dove la coppa nazionale è una vera coppa nazionale che permette anche a squadre di serie minori di giocarsela e competere.
Abbiamo quindi immaginato, per gioco natalizio, come potrebbe strutturarsi una Coppa Italia maggiormente interessate. E l’abbiamo fatto partendo da un dato di fatto: In Italia c’è una grande tradizione di tifo locale e una grande distribuzione, al Nord, di centri anche di medie dimensioni che esprimono grandi realtà di tifo, mentre al Sud di città relativamente grandi che da troppi anni sono escluse dal calcio che conta. Queste squadre spesso intrecciano grandi rivalità che nulla hanno di meno rispetto alla stracittadine più famose. Milan-Inter potrà anche essere il derby più celebre del calcio europeo, ma anche in un Catania-Palermo o in un Bari-Lecce c’è grande passione e grandi numeri allo stadio. Perché non sfruttare questo?
In un mondo ideale la ‘nuova’ Coppa Italia andrebbe di pari passo con una ristrutturazione dei campionato per snellire dei calendari sempre più fitti. Ma visto che fantasticare non costa nulla, soprattutto a Natale, partiamo da una Serie A ridotta a 18 squadre. Questo vuol dire 4 partite in meno. Torniamo alla Coppa Italia. Nella nuova formula ipotizzata essa sarebbe su base regionale. Ci sarebbero 16 gironi regionali o intraregionali (accorpando ad esempio Piemonte e Valle d’Aosta, Molise ed Abruzzo) da giocare tra agosto e ottobre. Il format sarebbe gestito in autonomia da ogni ‘regione’, similmente ai campionati statali brasiliani. Le stesse ‘regioni’ deciderebbero i criteri di qualificazione che potrebbero avvenire con la qualificazione di ufficio delle squadre delle prime tre serie e in base alla posizione nel campionato precedente dalla quarte serie in già.
Questa prima fase sarebbe giocata tra agosto ed ottobre, andando anche in parte a prendere il posto del calcio d’agosto, sostituendo le amichevoli con partite che mettono già in palio un trofeo. Alla fine di questa prima fase ci troveremmo con 16 campioni regionali che andrebbero poi a comporre il tabellone nazionale: da febbraio in poi gara secca a sorteggio integrale. Ottavi e quarti di finale si giocherebbero così, mentre per le semifinali e finali si potrebbe pensare ad una final four sul modello Eurolega di basket da giocare di volta in volta in una città diversa. Potrebbe essere una sorta di eventi di chiusura della stagione calcistica italiana.
Pro e contro. Cominciamo da questi ultimi. E’ naturalmente un sistema che penalizzerebbe le squadre lombarde e le romane. Del gruppo Inter, Milan e Atalanta uscirebbe solo una qualificata, così come nel Lazio una tra Roma e Lazio sarebbe sempre eliminata. Di contro però si avrebbero già dai primissimi turni due derby capaci, se non altro per prestigio, di convogliare interesse e spettatori. Senza contare i potenziali Catania-Palermo, Bari-Lecce, Parma-Bologna, Napoli-Salernitana, Genoa-Sampdoria, Juventus-Torino che già da subito sarebbero in calendario.
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