Il mondo del calcio italiano è stato colpito da un lutto profondo che ha lasciato tutti senza parole. Una perdita che non riguarda solo un atleta, ma una persona che ha combattuto una lunga battaglia contro una malattia terribile, lasciando dietro di sé un’eredità di coraggio e solidarietà.
Questo evento non ha colpito solo i suoi cari, ma anche una delle leggende del calcio italiano, Alessandro Del Piero. Per lui, questa perdita non è stata solo una notizia dolorosa, ma un ricordo di un’amicizia profonda nata sui campi di calcio durante i primi anni della loro carriera.
La malattia che non perdona: la SLA
La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una malattia neurodegenerativa che colpisce i neuroni motori, portando progressivamente alla perdita di controllo muscolare. Una patologia devastante che, negli anni, ha portato via diversi protagonisti del mondo dello sport. La SLA, spesso definita “la malattia dei calciatori”, ha colpito molti atleti italiani, sollevando domande sulle possibili correlazioni tra questa condizione e la carriera sportiva.
Un legame profondo con Alessandro Del Piero
Il campione della Juventus e della Nazionale, Alessandro Del Piero, ha avuto un rapporto speciale con questa persona. I due hanno condiviso il campo, lo spogliatoio e persino l’abitazione durante i loro anni nei Giovanissimi del Padova, vivendo insieme un momento indimenticabile: la vittoria del titolo nazionale nel 1990.
Chiunque abbia vissuto un’esperienza simile sa quanto quei momenti siano fondamentali per costruire un legame che resiste al tempo e alle distanze. Del Piero ha sempre ricordato con affetto questo amico e compagno di squadra, una figura che ha segnato i suoi primi passi nel calcio professionistico.
Un uomo di coraggio e solidarietà
Solo ora possiamo svelare il nome della persona che il mondo del calcio piange: Jacopo Barbaro, ex calciatore, morto a soli 49 anni a causa della SLA. Originario di Burano (Venezia), Barbaro aveva scoperto la malattia nel 1999. Da quel momento, la sua vita è stata una lotta continua, affrontata con una forza d’animo straordinaria.
Jacopo aveva giocato per il Padova, il Conegliano e la Miranese prima che i primi sintomi della malattia lo costringessero a lasciare il calcio. Ma il suo spirito combattivo lo ha portato a impegnarsi in numerose iniziative benefiche, dimostrando una resilienza che ha ispirato chiunque lo conoscesse.
Il contributo di Jacopo alla comunità
Negli ultimi anni, Jacopo si è dedicato ad attività benefiche e di sensibilizzazione sulla SLA. Nel 2018, ha organizzato un’asta benefica mettendo in vendita la sua collezione di magliette autografate da campioni del calcio, destinando il ricavato a progetti di solidarietà e abbattimento delle barriere architettoniche.
Un incontro speciale con Del Piero
Nel 2013, Jacopo ha avuto l’opportunità di rivedere Alessandro Del Piero a Jesolo, dove il Sydney FC – la squadra australiana in cui militava Del Piero – era in ritiro. Quell’incontro, immortalato in una foto che ha fatto il giro dei social, è stato un momento di grande emozione per entrambi.
Un’eredità di valore
Jacopo Barbaro non sarà ricordato solo come un calciatore, ma come un simbolo di resilienza e altruismo. Nonostante la malattia gli avesse tolto molto, ha continuato a dare il massimo per aiutare gli altri e per sensibilizzare sull’importanza della ricerca contro la SLA.
Anche altri grandi campioni, come Roberto Baggio e Gianni Pirazzini, hanno voluto rendere omaggio a Jacopo nel corso degli anni, visitandolo nella sua casa di Cavallino-Treporti. Jacopo, tifoso del Milan e del Venezia, rimarrà nel cuore di chi lo ha conosciuto come un esempio di dignità e forza.
L’addio che lascia il segno
La scomparsa di Jacopo Barbaro è un duro colpo per il mondo del calcio italiano, ma anche un monito sull’importanza della solidarietà e della ricerca scientifica. Alessandro Del Piero e tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo continueranno a portare avanti il suo ricordo, ispirati dalla sua forza e dalla sua umanità.
Il calcio italiano perde un protagonista e un uomo di grande cuore, ma la sua storia rimane un esempio per tutti noi.