La crisi economica del calcio italiano è palese e Beppe Marotta vorrebbe apportare dei cambiamenti necessari per un netto miglioramento
Quella del calcio italiano è una storia che va avanti da diversi anni, ma una vera e propria soluzione non si è ancora trovata. Sono diversi i problemi che hanno colpito non solo la Serie A, ma tutto il calcio professionistico, che adesso reclama di avere maggior voce in capitolo nei confronti dello Stato italiano.
Ne ha parlato Beppe Marotta al Festival dello Sport, sottolineando che: “Negli ultimi 20 anni sono stati fatti tre stadi, Bergamo, Reggio Emilia e Torino. Poi stop. Il fenomeno dello stadio è nazionale e dev’essere sotto il Ministero delle Infrastrutture, non delle soprintendenze. Viene versato allo Stato più di un miliardo l’anno e quindi vogliamo essere ascoltati”.
Prosegue Marotta con la sua analisi: “Ci sono tre grandi temi che ci riguardano: la competitività, che viene garantita da ricavi importanti che devono essere stabili. Il tema dello stadio e infine la valorizzazione del commerciale. Vogliamo un sistema legislativo che riconosca che il calcio professionistico è diverso da quello dilettantistico”. Indicazioni precise sulla via da seguire da parte del presidente dell’Inter, che ha menzionato anche il colpo Cristiano Ronaldo, quando andò alla Juventus guadagnando 30 milioni l’anno.
Il pensiero di Marotta sui costi dell’affare Ronaldo
Marotta, infatti, ha mandato una frecciata alla politica italiana sul caso Ronaldo: “La politica non ci rispetta, continua a considerare un calciatore come un lavoratore dipendente, subordinato. Ronaldo aveva uno stipendio da 30 milioni e ne costava 60, non credo ci siano altri lavoratori dipendenti che guadagnano queste cifre”.
Non a caso il presidente dell’Inter si auspica presto di vedere un cambio: “Dal punto di vista giuslavorista deve avere un inquadramento diverso, perché è lì che arrivano i costi maggiori. Il problema è lì, non nelle strutture. C’è poi il Decreto Dignità, anche quello è un altro aspetto. I costi maggiori sono per gli stipendi, ma chi va in Europa dev’essere competitivo con i club degli altri paesi. Se abbassi i costi o sei un fenomeno oppure non riesci a partecipare”.
Insomma, il pensiero di Marotta è un po’ quello di tutti i presidenti delle squadre di calcio, che si trovano in un periodo difficile. E che soprattutto si vedono trattare un giocatore pagato fior di milioni come se fosse un lavoratore normale. Non resta che capire se effettivamente la voce del presidente dell’Inter verrà ascoltata.