Emiliano Viviano è intervenuto in diretta su TvPlay
“HO AVUTO RAPPORTI CON ULTRAS” – “Io ho avuto rapporti con decine e decine di ultras, anche pregiudicati. Non capisco perché nella vita uno non può avere rapporti con una persona che ha avuto precedenti penali. Chi fa così è classista, mi fa anche schifo chi ragiona in questa maniera. La cosa importante è che non vengo coinvolto io in situazioni sbagliate. Ultras che lucrano sulla passione dei tifosi? Questo è un altro discorso, non mi piace ciò ovviamente. Per esempio non tollero quando qualcuno si professa ultras e fa il classico discorso dei km per sostenere la squadra, dei soldi spesi. Poi queste stesse persone per 1 euro si venderebbero la sorella, ecco queste persone non mi piacciono e non c’entrano niente con l’essere tifosi. Alla Sampdoria sono diventato “amico” di un ragazzo che veniva da 21 anni di prigione, io l’ho conosciuto dopo. Per me era importante aiutarlo per fargli capire come fosse effettivamente la vita. Sai quante cose mi hanno detto? A me non interessa, lui per esempio pensava che la vita fosse in un determinato modo perché a 15 anni i suoi genitori lo avevano messo a delinquere. A me i moralisti non piacciono”.
“LE SOCIETA’ SONO LE UNICHE CHE POSSONO INTERVENIRE” – “Io ho un determinato pedigree, parlo un determinato linguaggio che può essere capito dagli ultras. Per molti, invece, non è così. A Firenze per esempio ci sono meno “problemi” in tal senso. Ad ogni modo io sono dell’idea che deve essere la società a mettere un limite, a far qualcosa per non far accadere determinate situazioni in cui gli ultras possano interferire con le logiche della squadra. Se un ultras chiama l’allenatore dell’Inter, per esempio, quest’ultimo è “obbligato” a rispondere: non facciamo i moralisti, lo sappiamo tutti. Nel caso diventa vittima, qualora non dovesse rendersi protagonista di un qualcosa di sbagliato, di una situazione che si è venuta a creare per colpa di altri. A Galliani successe qualcosa del genere 20 anni fa, andò in giro sotto scorta. Dopo 20 anni parliamo ancora di determinate cose”.
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