Fabrizio Ravanelli è una leggenda della Juventus e sui bianconeri non sbaglia mai, come con quella previsione su Kenan Yildiz.
L’attaccante classe 1968 di Perugia è uno dei simboli più forti impressi nel cuore dei tifosi, tanto che alla costruzione dell’Allianz Stadium la dirigenza dell’epoca non ci pensò due minuti per dedicargli una stella nella “walk of fame”.
Cresciuto nelle giovanili della squadra della sua città, debutta col Grifone nella stagione 1986/87 in Serie C2. Dopo una lunga peregrinazione inizia un percorso che sembra destinato a farlo diventare il classico bomber di provincia tra Avellino, Casertana e Reggiana. Probabilmente la grande chiamata della Juventus del 1992 non se l’aspettava nemmeno lui, ma è più che meritata.
In bianconero si fa conoscere dal panorama internazionale come giocatore eclettico e non come la classica prima punta statica che all’epoca portava il numero nove sulle spalle. Nonostante sfiorasse il metro e novanta, appunto, era in realtà più una seconda punta che un bomber, abile a muoversi negli spazi, a ripiegare difensivamente e ad aprire il varco per servire il bomber.
A Torino forma un tridente di quantità e qualità con Gianluca Vialli e Roberto Baggio prima e Alessandro Del Piero poi. Le sue prestazioni e i suoi gol diventano simbolo di una Juve operaia ma che non latita in qualità, che in quegli anni lavora per tornare a uno Scudetto poi vinto con l’arrivo di Marcello Lippi sulla panchina e nel quale Ravanelli è protagonista assoluto.
Penna Bianca, questo il suo soprannome a causa dei suoi capelli grigi, diventa celebre anche per quella classica esultanza con la maglia piegata sulla testa che lo rende ancora più iconico e sempre più imitato. Il gol più incredibile della sua storia in bianconero rimane quello che sblocca la finale di Coppa dei Campioni del 1996, in una gara contro l’Ajax terminata 1-1 con il pari di Jari Litmanen e che ai calci di rigore vide la Juve vincere la sua ultima coppa dalle grandi orecchie.
Nonostante le diverse esperienze all’estero, tra Middlesborough e Olympique Marsiglia, tra Derby County e Dundee; nonostante lo storico Scudetto vinto con la Lazio e il ritorno a Perugia la Juve rimane la squadra che si associa con più facilità a Ravanelli e quella che probabilmente commenta con maggiore entusiasmo.
La previsione di Fabrizio Ravanelli su Kenan Yildiz
Fabrizio Ravanelli è stato opinionista di TvPlay e proprio ai nostri microfoni aveva previsto l’esplosione di Kenan Yildiz ancor prima che la Juventus decise di puntare su di lui come titolare inamovibile.
Lo scorso aprile, quando Max Allegri aveva iniziato a dare maggiore fiducia al fantasista turco, Fabrizio aveva specificato: “Gliela darei la maglia numero 10 a Kenan Yildiz. Perché dà delle responsabilità a un ragazzo che deve crescere con quella mentalità da leader. Si tratta sicuramente di una maglia pesante, ma potrebbe essere la scelta giusta per metterlo ancora di più al centro del progetto”.
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Da quando ci sono i nomi sulle magliette in Serie A, esattamente dalla stagione 1996/97, il 10 ha brillato solo ed esclusivamente sulle spalle di Alessandro Del Piero, capitano indimenticabile e uomo dei record della Vecchia Signora. Dopo di lui l’hanno indossata diversi calciatori, ma solo Carlos Tevez ha raccolto grandi consensi. Gli altri hanno invece alternato cose positive ad altre che lo erano decisamente meno.
Basti pensare a Paul Pogba, fenomeno assoluto prima di indossare quel numero che poi l’ha portato prima al divorzio direzione Manchester United e poi al crollo tra infortuni e squalifica per doping. Stessa cosa accaduta a Paulo Dybala, che con la dieci ha vissuto momenti difficili soprattutto dal punto di vista fisico. Oggi la speranza è che Yildiz possa fare almeno la metà di quanto fatto da Alex per entrare nella storia del club bianconero.