Per la nostra rubrica POV abbiamo chiesto a Marco Giordano quanto Spalletti potrebbe portare del sistema Napoli in azzurro.
ITALIA DIVERSA – “Le gare della nazionale hanno mostrato un’Italia sicuramente diversa nella sua fisionomia e anche nello sviluppo del gioco, riprendendo alcuni concetti che sono propri dello Spalletti anche napoletano, è stata una squadra che ha cercato di lavorare su un modo di marcare diverso. L’Italia oggi deve affrontare squadre che vengono a pressarti molto alte e uomo su uomo, lo spazio che si lascia tra queste marcature effettuate uomo su uomo è lo spazio che l’Italia ricerca. Quindi è l’evoluzione di un gioco che non è più posizionale, ma che evidentemente cerca di creare delle relazioni all’interno di questo spazio concesso sulle marcature uomo su uomo”.
PELLEGRINI UOMO CHIAVE – “L’errore che per esempio porta al pareggio del Venezuela dall’uscita dal basso è il brutto di questo di questo meccanismo qui, l’Italia da un lato cerca di creare e di trovare degli spazi rispetto all’aggressività avversaria, che quando è migliore porta un gol diciamo come quello subito dall’Italia contro Venezuela, quindi Spalletti sta lavorando su questo aspetto qui dal punto di vista dell’impostazione del gioco e uno degli uomini chiave è sicuramente Pellegrini”
LA DIFESA A 3 INCURIOSISCE – “Per quanto riguarda la fase difensiva lo schieramento a 3 porta a capire come cercare di avere sempre la possibilità di lavorare su attacchi che possono essere un 4-2-3-1, anche in questo caso con un dispiegamento uomo suo uomo e comunque con la possibilità di ridurre gli spazi, in particolare sugli esterni, anche con il lavoro che devono fare le catene. C’è una grande varietà di atteggiamenti possibili da parte dell’Italia di Spalletti e chiaramente una soluzione quella della Difesa a 3 che incuriosisce, ma che allo stesso tempo lascia dei punti interrogativi, soprattutto in fase di costruzione. Questa è una squadra più abituata a giocare 4-3-3 ed è chiaramente una squadra che giocando 4-3-3 riesce forse a lavorare meglio da questo punto di vista con la palla”.
CHE PARTITE VUOLE FARE L’ITALIA – “È chiaro che bisogna riflettere su questo aspetto qui e secondo me determinante: che tipo di partite vuole fare l’Italia? Vuole fare partite di aggressività e ripartenza? Allora il 3-4-2-1 potrebbe essere sicuramente un modulo estremamente favorevole. Vuole fare partite di comando del gioco? Allora il 4-3-3 potrebbe essere un modulo altrettanto importante, sicuramente da prediligere in questo caso qui”.
ITALIA A DUE FACCE – “Ci potrà essere un’unica Italia? Non lo so, nel senso che è difficile dire se Spalletti deciderà di giocare con un unico stile prima ancora che con un unico modulo, potrebbe essere la ricerca di una ecletticità che potrebbe marcare la differenza. Tant’è che c’è una dichiarazione del CT dopo la partita di ieri contro l’Ecuador che è determinante, ovvero ‘saranno prediletti nelle convocazioni giocatori duttili’. Questo ti fa pensare alla possibilità che ci possa essere in Italia che giochi a due facce, cioè da un lato in alcune partite tese a comandare il gioco e avere il pallino del gioco dall’inizio quindi 4-3-3. In altri casi a giocare o in maniera speculativa sull’avversario oppure cercare di fare una gara di aggressione forte e di ripartenza, quindi giocare 3-4-2-1”.