De Laurentiis è stato protagonista di un duro sfogo contro alcune componenti del mondo del calcio: cosa contesta il presidente del Napoli.
Dopo un lungo periodo di difficoltà all’improvviso il Napoli ha rivisto la luce infliggendo un 6-1 al Sassuolo a ricordo dei vecchi tempi ma anche contro una squadra ancora più in crisi. Insomma serviranno altre conferme nelle prossime partite per capire se c’è la possibilità di rientrare in corsa per la Champions League ma intanto è arriva l’ennesimo sfogo di De Laurentiis.
Direttamente da Londra, in occasione del “Business of Football Summit”, il presidente partenopeo si è scagliato con diverse componenti che ruotano attorno al mondo del calcio. Non è la prima volta che cerca di porre l’attenzione e condannare una serie di cose secondo lui a svantaggio di tifosi e società.
In questo caso specifico ha parlato di una serie di riforme che servirebbero per rendere più appetibile questo prodotto a partire dai diritti televisivi. Non mancano però le critiche anche agli agenti dei calciatori e alla categoria degli arbitri, sempre nell’occhio del ciclone anche dopo l’introduzione del VAR e soprattutto quest’anno con tantissimi discussi casi da moviola in Serie A.
E’ sempre un De Laurentiis agguerrito e senza peli sulla lingua quello che contesta certe dinamiche che ci sono in questo sport. Stavolta non si parla di Napoli ma di temi generali non condivisi dal presidente dei partenopei che, con le solite dichiarazioni dirette e molto colorite, ha lanciato l’ennesimo messaggio per smuovere i “poteri forti”.
Durante l’evento promosso dal “Financial Times”, non si è trattenuto di fronte ad alcune domande partendo dalla gestione dei diritti televisivi per il calcio: “Deve essere gratis per tutti. Se vuoi recuperare pubblico devi andare in diretta tv gratis. E tu come imprenditore devi essere quello che sa raccogliere una pubblicità gigantesca e conta anche come lo fai vedere. Non è possibile che in Formula 1 le immagini mi facciano quasi credere di essere al posto del pilota e nel calcio non sia così. L’esempio di come trasmettere bene una partita è la finale del Mondiale tra Argentina e Francia”.
Per fare spettacolo però servono cambiamenti all’insegna della modernità: “Il calcio si è invecchiato anche come gioco: bisognerebbe sedersi ad un tavolo e riflettere, ma il nostro è un grande circo in cui non ti puoi fermare a pensare e quindi non puoi ribellarti”.
Infine non manca l’attacco alla classe dei procuratori e quella arbitrale: “Gli agenti sono un cancro del calcio. La classe arbitrale dovrebbe dipendere dai club, con cui dovrebbe dialogare perché non sia una casta ma dei collaboratori. Non esiste che un arbitro espella un allenatore, il calcio sembra una barzelletta per questo. Sulla Superlega invece sarò favorevole solo se in grado di essere democratica e se ci si entrerà per merito e non per prestigio”.
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