Beppe Marotta, in attesa della prossima sfida della sua Inter, ha rilasciato alcune parole che hanno davvero spiazzato tutti.
L’Inter di Simone Inzaghi, di fatto, è tra le squadre più forti d’Europa. Dopo la finale di Champions League raggiunta l’anno scorso, infatti, la ‘Beneamata’ anche in questa stagione sta ottenendo dei grandissimi risultati.
Il team meneghino, di fatto, sta dominando il campionato di Serie A, visto che ha la bellezza di 9 punti di vantaggio sul secondo posto, occupato sempre dalla Juve di Max Allegri. Tuttavia, considerando il recupero del prossimo 28 febbraio contro l’Atalanta guidata da Gian Piero Gasperini, l’Inter può ancora aumentare il proprio vantaggio.
Nel frattempo, però, i nerazzurri hanno vinto anche per 1-0 l’andata dell’ottavo di finale di Champions League contro l’Atletico Madrid del ‘Cholo’ Simeone. Anzi, considerando le tante occasioni avute, bisogna registrare un filo di rammarico tra le fila interiste per non aver chiuso la sfida di martedì scorso con un gol in più di vantaggio. Tra i principali artefici di questa forza dell’Inter, ovviamente, bisogna inserire Beppe Marotta. Proprio quest’ultimo ha rilasciato delle dichiarazioni che hanno fatto rapidamente il giro dei vari media.
Il dirigente dell’Inter, nel corso della ‘XI edizione del Corso da Team Manager presso la Luiss di Roma’, ha infatti ‘svelato’ due retroscena: “Quando arrivai alla Juve nel 2010 ed i risultati che non c’erano, dovetti iniziare una rivoluzione. Avevamo anche dei campioni del Mondo, come Camoranesi che era nella lista dei calciatori che volevo mandare via, ma ero davvero imbarazzato nel farlo. Proprio per questo motivo lo chiamai nel mio ufficio e gli chiesi cosa avrebbe fatto al posto mio. Lui mi rispose ‘mandare me via e tanti altri’. Ecco bisogna avere la forza di cambiare quando serve”.
Beppe Marotta, dopo quello su Camoranesi, ha svelato un aneddoto anche su Luciano Spalletti: “Attuai la stessa politica all’Inter nel 2019, ovvero quando arrivai. Sacrificai una figura come Luciano Spalletti che ritengo un bravo allenatore, ma che faceva parte del presente e del passato. La cultura che c’era precedentemente non era vincente ed ho sacrificato un tecnico come lui, per arrivare ad Antonio Conte che conoscevo bene e che ci ha portato a vincere il campionato al secondo anno”.
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