Il 3-5-2 del Napoli poco offensivo, il confronto e le differenze con il modulo di Inzaghi nell’Inter: perché è una questione di atteggiamento
“Ho fatto assimilare ai ragazzi tre moduli, il 4-3-3 che già conoscevano, il 3-4-3 ed il 3-5-2“. Walter Mazzarri, nella conferenza stampa di presentazione di Napoli-Genoa andata in scena ieri, così si è espresso sullo schieramento tattico degli azzurri.
Un vecchio dogma che ritorna, il 3-5-2, il modulo a cui Mazzarri è più caro, quello che gli ha garantito tutti i più grandi successi personali (in termini di trofei, solo una Coppa Italia con gli azzurri). Peccato che il 3-5-2 versione ultra difensivo del Napoli abbia prodotto alcun tiro in porta contro la Lazio e solo due contro il Milan, peraltro con la squadra all’affannosa ricerca del pari nella ripresa.
Non proprio una produzione offensiva memorabile, d’altronde non poteva essere altrmenti. Il 3-5-2 azzurro, in fase di non possesso, diventava un 4-5-1 molto bloccato, con gli esterni bassissimi volti a bloccare le sortite offensive sulle fasce (anche in malo modo, considerato come il gol sia arrivato dalla corsia mancina rossonera).
Baricentro basso, con gli attaccanti a ridosso del centrocampo ed una distanza tra i reparti che di fatto ha lasciato isolato Simeone, con Kvaratskhelia impegnato in un affannoso lavoro di raccordo tra il Cholito ed il centrocampo.
Non è certo una questione di modulo, sia chiaro, perché demonizzare il 3-5-2 è sicuramente un lavoro errato. È piuttosto l’atteggiamento conseguente al modulo a finire nel mirino, perché il lavoro tattico di Mazzarri non sembra certo moderno. A differenza, tanto per citare un 3-5-2 funzionale, del modulo in casa Inter.
La capolista ha il miglior attacco del campionato e la difesa meno battuta ed il modulo utilizzato da Inzaghi è decisamente iperoffensivo. Thuram e Lautaro Martinez sono molti vicini tra loro e dialogano palla al piede attaccando l’area avversaria, mentre gli esterni sembrano più attaccanti laterali per la loro posizione di partenza.
Dimarco e Dumfries (o Darmian) giocano altissimi, soprattutto l’ex Verona sulla fascia sinistra ed hanno il supporto di Pavard e Bastoni che, a turno, si sganciano dalla difesa andando a supportare la manovra offensiva sulla corsia. Se, poi, Barella è un classico “tuttocampista”, Mkhitaryan è una mezz’ala di inserimento, con l’armeno che sfrutta i suoi trascorsi da trequartista per attaccare lo spazio dentro al campo.
Quello che avrebbe dovuto fare Zielinski nel Napoli, ma il polacco è ormai separato in casa e farà le fortune proprio dei nerazzurri nella prossima stagione. Ne è nata una squadra quasi formidabile, che ha conquistato la finale di Champions League nella scorsa stagione ed in questa sta dominando la Serie A.
In fondo, sembra proprio che anche con il 3-5-2 si possa esperimere un calcio offensivo ed apprezzabile, senza il dover ricorrere necessariamente al “prima non prenderle”, concetto ormai superato nel calcio moderno.
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