La Serie A si scontra con la Federcalcio: la riduzione dei club e maggiori risorse le richieste della Lega ma c’è scontro anche tra le società del massimo torneo
La Federcalcio e la Lega di Serie A sono ai ferri corti. Non è certo un mistero che i due enti non vadano d’accordo tra di loro, con unità d’intenti divisi, indirizzati soprattutto a curare i rispettivi interessi, con buona pace del resto. E così sul tema centrale delle riforme c’è ampia distanza – tanto per usare un eufemismo – tra le parti.
La Serie A ha presentato il suo piano, ben articolato, in un documento fatto di 12 punti e 45 voci. Dal tempo effettivo ad un numero maggiore di extracomunitari fino al taglio delle gare della Nazionale gli aspetti decisamente fantasiosi e poco praticabili; più realistici, invece, riformare la coppa nazionale e la Supercoppa, imporre il salary cap ed una riforma nella governance della Figc.
Di fatto la Serie A vuole maggior potere perché – a ragione – è il locomotore di tutto il movimento calcistico visti i soldi che garantisce. Casini, il presidente della Lega, vuole un’autonomia che ricordi molto da vicino quella della Premier League.
Serie A, frattura anche tra i club del massimo campionato: il nodo cruciale
La Lega di A vuole maggiori risorse, la Federcalcio è pronta a dare più peso politico ma anche a mettere in piedi criteri più stretti per potersi iscrivere ai campionati di calcio. L’unione dei club del massimo torneo chiedono la riduzione delle squadre ma anche una sorta di riduzione in caso di retrocessione nei contratti dei calciatori.
Una presa di posizione, questa, che ha scatenato l’ira dell’Associazione dei calciatori, in primis Umberto Calcagno, presidente dell’Assocalciatori ma anche vice presidente della Figc, colui che è stato tra i promotori dell’abolizione del Decreto Crescita da parte del governo.
Anche in seno alla Serie A, però, c’è una spaccatura evidente, anche e soprattutto per quanto riguarda la riduzione delle squadre, da 20 a 18. Le big, dall’Inter alla Juve fino al Milan ed al Napoli, sposano questa linea ma si scontrano con i club medio-piccoli, con il Monza ed Adriano Galliani in testa. Serve avere il consenso di 14 società per dare il via alla riforma, ma ad 11 che rappresenta la maggioranza semplice può esserci un minimo di pressione sulla Federcalcio. La partita, insomma, è tutta aperta.