Nuova iniziativa da parte dell’Udinese dopo le polemiche scoppiate con il caso Maignan. La dinamica che ha portato alla scelta del club fa riflettere.
Il momento in cui Mike Maignan ha deciso di abbandonare la sua porta per dirigersi verso il tunnel che porta agli spogliatoi, ormai due settimane fa, è stato uno dei momenti simbolicamente più forti di questa stagione. Il gesto del portiere milanista, stufo di far finta di ignorare gli insulti a sfondo razzista che arrivavano al suo indirizzo da parte di alcuni individui all’interno della curva dell’Udinese ha scatenato tante reazioni, parecchio diverse tra loro.
Se da una parte non è mancato qualche personaggio che abbia provato a derubricare l’accaduto ma soprattutto a minimizzare il motivo scatenante, finanche additare lo stesso Maignan di aver avuto una reazione eccessiva, la maggior parte delle dichiarazioni sono andate verso il sostegno più assoluto nei confronti del portiere milanista.
Ovviamente il sentimento preponderante da parte della città di Udine è stato quello di voler prendere le distanze da quegli elementi presenti allo stadio e non voler far passare il messaggio che il capoluogo friulano sia una città di razzisti. A passare dalle parole ai fatti è stato il sindaco De Toni, che si è fatto promotore di un’iniziativa, concedere la cittadinanza onoraria a Maignan. Come però spesso accade quando le questioni di sport sfociano nella politica, si è innescato un imbarazzante meccanismo di toppe, che alla fine si sono rivelate forse quasi peggio del buco.
Dalla cittadinanza onoraria alla felpa: così si combatte il razzismo in Italia
Come tutti ormai sanno la mozione per la cittadinanza a Maignan non è stata approvata. “Un’occasione persa per dimostrare che la nostra città è unita e che si distanzia nettamente da quello che accaduto” aveva commentato De Toni. Tuttavia nei giorni successivi, quando si è espresso anche il giudice sportivo la questione ha preso un’altra piega.
L’Udinese infatti ha fatto ricorso per la squalifica di tutto lo stadio Friuli per due turni. Una scelta accompagnata anche da lettere anonime pubblicate sui giornali friulani in cui ci si lamentava di essere stati additati come razzisti e che per colpa di 5 persone non avrebbero potuto farne le spese tutta la popolazione. Il presidente bianconero Pozzo ha parlato di “persecuzione mediatica sproporzionata” e i risultati si sono visti di lì a poco.
Sebbene il provvedimento rigido e l’accettazione dello stesso sarebbero servite a responsabilizzare maggiormente tutti, non solo a Udine ma in tutta Italia, il giudice sportivo ha deciso di accogliere il ricorso. Un solo turno a porte chiuse, ma soprattutto applicato soltanto alla curva nord e non del resto dello stadio. Mentre i tifosi friulani individuati e risultati colpevoli degli insulti sono stati puniti con 5 anni di daspo, la vicenda sembra ora chiudersi con l’ultima iniziativa dell’Udinese, una scritta “no to racism” sulla felpa del riscaldamento della squadra.