Andrea Agnelli, ricorso bocciato: le conseguenze per l’ex presidente della Juventus. L’imprenditore torinese è uscito dal mondo del calcio
Un’altra battuta d’arresto per Andrea Agnelli. L’ex presidente della Juventus, rassegnando le dimissioni alla fine del 2022 a causa dell’inchiesta sui bilanci della società condotta dalla Procura di Torino, ha visto chiudersi bruscamente il suo ciclo ultradecennale alla guida della società bianconera. Il figlio di Umberto Agnelli e cugino di John Elkann ha intrapreso un percorso processuale completamente opposto a quello seguito dagli altri ex dirigenti e componenti del Consiglio di Amministrazione. Mentre Arrivabene, Nedved e Cherubini hanno scelto la strada del patteggiamento, l’ex numero uno della Juve ha deciso di affrontare tutti i gradi del processo sportivo.
In primo grado il Tribunale Federale condannò Agnelli a sedici mesi di inibizione per la cosiddetta manovra stipendi, un anno e quattro mesi di squalifica, poi ridotti a dieci dalla Corte di Appello nel processo di secondo grado. La riduzione della squalifica non è bastata all’ex presidente juventino che ha optato per il ricorso al Collegio di Garanzia del Coni. Un ricorso che la Corte ha discusso e dibattuto nel corso della giornata di venerdì e il cui verdetto ha penalizzato l’orami ex numero uno bianconero.
Va comunque sottolineato il fatto che in merito all’inchiesta sulle plusvalenze, legata al filone principale del presunto falso in bilancio commesso dalla Juventus negli esercizi compresi tra il 2019 e il 2022, Andrea Agnelli non ha mai accettato il principio del patteggiamento, che spesso può valere come una vera e propria ammissione di dolo. Per questo i tifosi bianconeri hanno apprezzato fin dall’inizio la posizione assunta dall’ex presidente, che non si è mai arreso all’idea di dimostrare la sua trasparenza e l’assoluta liceità dei suoi comportamenti.
Sin da quando è nato il caso delle cosiddette plusvalenze fittizie e poi ancora con quello relativo alle manovre stipendi, Agnelli ha dato battaglia in ogni grado di giudizio. E così mentre la società, con il nuovo management al comando, ha deciso infatti di patteggiare per le due manovre stipendi ma l’ex presidente non ha seguito la stessa linea. Queste le motivazioni del verdetto emesso dai giudici del Collegio di Garanzia: “Il ricorso viene rigettato perché in parte inammissibile e in parte infondato“. Resta ora da capire quali saranno le prossime mosse dell’ex presidente juventino.
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