La notizia, anzi doppia notizia, del giorno è senza dubbio l’esonero di José Mourinho dalla panchina della Roma e l’arrivo al suo posto di Daniele De Rossi. L’ex bandiera romanista, secondo come numero di presenze solo a Francesco Totti, ha però una sola esperienza come allenatore piuttosto bassa. Di fatto ha allenato soltanto la Spal la scorsa stagione, subentrando a campionato da poco iniziato e collezionando 3 successi e 8 sconfitte in 17 match, prima di essere a sua volta sollevato dall’incarico in favore di un altro campione del Mondo, Massimo Oddo. La Spal al termine del torneo retrocesse in Serie C.
Ci siamo fatti raccontare meglio la parentesi a Ferrara del nuovo allenatore della Roma da Mauro Malaguti, storica penna del Corriere dello Sport e del Resto del Carlino, voce di Telestense per 13 anni nelle radiocronache della Spal, nonché autore di svariati libri sul club come Romanzo Spal, La storia della Spal, Spal 110 – 1907/2017, Spal. Il sogno continua e tanti altri preziosi contributi.
Come descriverebbe l’esperienza di Daniele De Rossi con la Spal?
Non felice, questo senz’altro. Confesso che avevamo molte speranze, ma si è rivelata un’esperienza parecchio contrastata. Risultati alterni, gioco e scelte anche. Fu parecchio discusso. Ad un certo punto escluse La Mantia, che era la punta di diamante, il centravanti che aveva segnato 4 gol nelle prime 5 partite. Avrà avuto anche le sue ragioni, ma la decisione destò molti contrasti. Anche perché la Spal di gol ne faceva già pochi. Non sembrava neanche sul punto di essere esonerato, ma si rivelò decisivo l’attrito creatosi col direttore sportivo Lupo. Ci fu una contrapposizione su alcune scelte, come Buchel, che Lupo voleva portare dall’Ascoli per dare più personalità a centrocampo. Infatti poi arrivò Nainggolan, che per carità, quando ha giocato ha fatto bene ma per via degli infortuni ha giocato abbastanza poco.
De Rossi però subentrò a stagione iniziata se non ricordo male
Sì, arrivò a sostituire Venturato dopo la sconfitta consecutiva all’ottava giornata, ma con Genoa e Frosinone che poi furono promosse direttamente in A, quindi tra le più forti. La dirigenza probabilmente pensava che anche la Spal potesse far bene e decise così, anche perché lo stesso Tacopina conosceva bene De Rossi, memore dei suoi tempi alla Roma. Le cose però non sono migliorate, anzi sono andate peggio. Non è che tutte le colpe siano di De Rossi però.
Col senno di poi sarebbe stato meglio non prenderlo?
L’esonero di Venturato ci sorprese, non aveva fatto figuracce. Abbiamo capito che Tacopina era molto affascinato dall’idea di De Rossi, quasi come se non aspettasse altro. Poi però non è migliorata la situazione con De Rossi e neanche con Oddo, infatti poi la squadra retrocesse. Forse il momento migliore è stato proprio la prima parte di stagione con Venturato.
De Rossi alla Spal, dagli sbagli si impara ma a Roma è diverso
Quanto fu colpa sua e quanto del valore della squadra?
Evidentemente una squadra che passa per tre allenatori e retrocede senza mai migliorare con nessuno ha dei limiti. Aldilà delle scelte e dei risultati però la cosa decisiva come ti dicevo è stata la rottura con il ds, che emerse in maniera abbastanza palese anche in conferenza stampa. A quel punto la società è stata costretta a decidere perché la convivenza era diventata molto difficile. Nonostante Tacopina fosse molto amico di De Rossi scelse il dirigente, anche se poi mandò via anche lui! Una gran confusione. Senza contare l’arrivo di Nainggolan che poi si è ritrovato senza il suo mentore.
Che idea di gioco aveva De Rossi?
Abbiamo fatto un po’ fatica a capire. Tante scelte diverse, sia di moduli che di giocatori. Forse non ha avuto abbastanza partite per arrivare ad una decisione finale. C’è stato un momento in cui aveva messo insieme qualche risultato utile, ma poi cambiò nuovamente. Abbiamo vinto due volte in trasferta, ma iniziò bene con un 5:0 al Cosenza, poi in casa non si è mai più vinto. Si è rivelato decisivo perché è stato con 17 partite quello che è stato di più in panchina tra i tre allenatori di quella stagione.
Cosa non ha funzionato?
Pensavo che avrebbe dato un po’ di personalità, grazie alla sua esperienza da calciatore, perché era una squadra che mancava di temperamento. Bravi ragazzi ma non c’era qualcuno che prendesse in mano la squadra nei momenti difficili. Speravamo che De Rossi avendo queste qualità le trasmettesse ai giocatori. Qualcuno dell’ambiente ha reputato che lui fosse ancora un po’ troppo “giocatore”, che tendesse un po’ a essere una via di mezzo, con tutto quello che questo comporta. Grande vicinanza ai giocatori, anche sul piano umano, ma non c’era il distacco che ti conferisce l’autorità dell’allenatore. Questo però non lo dico io, mi è stato riferito.
Con che bagaglio ha lasciato Ferrara?
Io penso che gli sia servita molto quest’esperienza. È un ragazzo intelligente e una persona eccezionale, quelli come lui da ogni esperienza tira fuori qualcosa di utile. Avrà analizzato e capito dove ha sbagliato.
Ovviamente l’esperienza non si costruisce in una stagione, figuriamoci metà, ma dalla parte di De Rossi stavolta c’è la conoscenza dell’ambiente Roma. Può bastare per riaddrizzare la situazione?
Sicuramente farà tesoro dell’esperienza di Ferrara, ma De Rossi a Roma penso sia un’altra cosa. Rispetto a qualunque altra piazza, anche se avesse fatto altre panchine. Lui a Roma è un dio, quindi l’ascendente che ha e la conoscenza dell’ambiente faranno in modo che la sua esperienza a Roma sarà eccezionale e unica.
Non è un azzardo quindi secondo lei?
Teoricamente sì, perché se vai a vedere il curriculum c’è solo la Spal. Però ci sono delle persone che sono delle tali bandiere che in qualche modo hanno un significato che può trascendere dalle loro reali abilità del momento. Avere allenatore De Rossi alla Roma credo sia molto più importante che per un giocatore della Spal averlo allenatore della Spal. De Rossi a Roma ha un altro significato, un’autorità che viene da tutto quello che ha fatto per la Roma. A Roma è un dio, a Ferrara era un giocatore apprezzato. Non ha la stessa valenza, come da nessun’altra parte d’Italia penso.