A poche ore dalla sfida di Coppa Italia tra Lazio e Roma riviviamo la passione per il derby capitolino con Enrico Montesano, tra passato e presente.
In occasione dei quarti di finale di Coppa Italia, che vedono Lazio e Roma incrociarsi di nuovo dopo la fatidica finale del 2013, abbiamo fatto qualche chiacchiera con un tifosissimo laziale, l’attore Enrico Montesano.
Dopo più di 10 anni torna il derby di Coppa Italia e la domanda che si fanno in tanti è: sarà una rivincita?
Dopo 10 anni siamo fuori tempo massimo ormai per una rivincita! Penso però che la Roma giocherà al massimo delle sue possibilità per vincerlo. Le nostre squadre quando si incontrano non si accontentano e cercano sempre di prevalere l’una sull’altra. Mi verrebbe una battuta, speriamo non sia una “riperdita”… scherzo ovviamente. È curioso che ricapiti anche se purtroppo non è la finale come l’altra volta.
Vede differenza tra i derby di qualche anno fa e quelli di oggi, oppure la stracittadina di Roma mantiene ancora l’intensità e la tensione di sempre?
Forse sono cambiato io, perché prima la vivevo con molta più emotività. Adesso un po’ meno. Forse perché mi sono abituato e sono più grande, ma il derby era sempre una grande emozione. Però i giovani partecipano ancora con tutto l’ardore. I nosti derby erano più “caserecci”… più “romaneschi”. Io mi ricordo quelli belli di una volta, quelli di oggi sono anche più tecnici e atletici, ma il calcio è un po’ cambiato. Forse si è involuto.
In che senso?
Trovo il calcio moderno più ragionato, fino ad essere “arzigogolato”. Troppo tattico. Alle volte i giocatori si auto-limitano per svolgere il compito. Se penso ad una Lazio che ho sempre nella testa, quella di Tommaso Maestrelli, magari erano meno veloci e atletici, ma forse non è neanche troppo vero, perché io mi sono trovato in campo con loro allenandomi al campo con loro. Se mi passavano vicino sentivo lo spostamento d’aria. Ripenso a Re Cecconi e Chinaglia, la potenza di tiro era pazzesca. Però il gioco era più fluido. Mi ricordavano un po’ anche la Lazio di Inzaghi. Adesso invece vedo delle partite, tipo il Napoli o anche ieri Fiorentina-Bologna, è stata una bella partita, ma quando c’è la possibilità di fare un passaggio in verticale si fermano, la ridanno indietro, oppure in orizzontale e poi al portiere. Alle volte diventano un po’ noiose, preferisco un gioco più veloce e lineare, poi non sono un allenatore, sono solo uno spettatore.
Quando è stato l’ultimo periodo in cui si è divertito guardando le partite?
Beh mi viene in mente il gioco che faceva la Lazio del secondo scudetto, quello di Eriksson, ma lì c’erano 12-13 campioni eccezionali.
Montesano: “Il gioco di Sarri a volte mi fa scendere il latte alle ginocchia”
Di Sarri invece che ne pensa?
Dipende. Alle volte mi fa scendere il latte alle ginocchia, divento insofferente e mi rigiro nella poltrona. Capita che arriviamo a 12 passaggi, o anche di più, senza tirare in porta. Altre volte invece la Lazio parte bene ed è fluida, allora mi piace. Sono ancora molto confuso, probabilmente lui è bravissimo ma deve avere dei giocatori che hanno assorbito le sue lezioni di gioco e riescono poi a tradurle in maniera fluida, ma non sempre avviene. Sono però molto contento che abbia inserito Isaksen, speriamo che recuperi bene perché è un bell’acquisto. Ho sempre creduto in Guendouzi, spero si sblocchi Castellanos.
Che partita si aspetta oggi?
Questo è un derby tra due squadre che sono piene di acciaccati, mancano tanti titolari di livello, anche la Roma ha i suoi problemi.
Da chi può arrivare la giocata decisiva per la Lazio e chi teme più degli avversari?
La Roma è imprevedibile, non so se c’è Dybala, ma pure Lukaku è pericoloso, come lo possono essere i difensori nei calci piazzati. Da noi forse rientra Luis Alberto, però peccato che non ci sia Isaksen per come salta l’uomo. Forse punterei su Felipe Anderson, perché quando è in vena mi piace. Anche se andando indietro con la memoria mi piace ripensare alle incursioni di Signori, oppure i dribbling vincenti di Vincenzino D’Amico che non dimenticherò mai. Lui arrivava quasi alla bandierina del corner, dribblava e quando la metteva dentro con l’interno per l’accorrente Chinaglia non ce n’era per nessuno.
Oggi pomeriggio la vedrà allo stadio?
No, comodamente a casa. Noi abbiamo dato ormai, ma mi piacerebbe ritornare presto. Però allo stadio ci saranno i miei figli, che erano con me quel 26 maggio della finale, in cui rimanemmo fino a tardi per la grande festa.