Si è spento a 78 anni l’ex pilota brianzolo, che per una vita intera ha coltivato il sogno di partecipare ad una gara di Formula 1
Spesso si pensa che non realizzare un sogno coltivato per una vita intera – e nel caso di uno sportivo lungo tutto l’arco della propria carriera – possa generare frustrazione. Un senso di fallimento giustificato dal non esser riusciti a compiere quello che ci si era prefissati di fare.
L’importante però, sottolineano invece altri, è averci provato in tutti i modi. Aver fatto il possibile, aver dato tutto in vista di un qualcosa che, nel caso specifico che andiamo ad analizzare, non dipende nemmeno da esclusive capacità personali.
Il mondo della Formula 1, il regno dorato che Alberto Colombo da Varedo avrebbe voluto vivere da protagonista in pista, è un circolo esclusivo. Entrare a far parte, con una macchina in grado di competere contro i giganti storici dell’automobilismo, del circus è roba davvero per pochi eletti. Piloti che, per quanto coraggiosi, spericolati e veloci, devono pur avere tra le mani e sotto i piedi una monoposto valida. Attraverso cui tentare di qualificarsi alla griglia di partenza.
Questo tentativo Colombo lo ha fatto, in tre occasioni. Correva l’anno 1978 quando arriva la prima opportunità, fornita da Gunther Schmidt, il titolare della scuderia ATS, che lo contattò per sostituire Jean-Pierre Jarier nella classe regina. Per il lombardo, già campione italiano di Formula 3 nel 1974 e secondo classificato a fine anno in Formula 2 nel 1975 dietro il mitico Riccardo Patrese, si stava materializzando un sogno.
Addio Alberto Colombo, l’uomo con le corse nel sangue
Le corse in Belgio e Spagna nel 1978 non portarono in dote a Colombo la soddisfazione sperata. La qualificazione alla griglia di partenza sfuggì a causa di una macchina davvero poco competitiva. Stessa sorte toccò al brianzolo qualche mese dopo, quando, nel circuito di casa dell’Autodromo di Monza, fu chiamato da Arturo Merzario per guidare la monoposto della piccola casa italiana.
L’occasionissima sull’asfalto italico fu l’ultima per quello che tutti conoscevano nell’ambiente come ‘il pilota capellone e gentiluomo’, per via di una folta capigliatura riccia e per dei modi sempre garbati di approcciare col prossimo.
Sul finale di carriera, quando già aveva sostanzialmente appeso il casco al chiodo, Colombo provò la via dell’entrata in Formula 1 da costruttore, col progetto di una nuova vettura, la Riviera, da sviluppare con l’ingegnere Giorgio Valentini.
Il progetto naufragò per problemi di natura finanziaria e tecnica, ma la sola idea la dice lunga sulla resilienza dell’uomo. Sulla volontà di lasciare un segno tangibile nel grande palcoscenico del circus. Il 7 gennaio 2024 il cuore di Colombo si è fermato per sempre, stroncato da una lunga malattia contro cui stava combattendo da tempo. Per gli appassionati un po’ avanti con l’età, il brianzolo resterà per sempre un esempio di grande passione e amore per le corse.