La Roma ha scelto Fabio Paratici come successore di Tiago Pinto nel ruolo di direttore sportivo: cosa può fare l’ex dirigente della Juve.
L’addio improvviso di Tiago Pinto, al termine del mercato di gennaio, costringe la Roma a cercare un sostituto per il ruolo di direttore sportivo. In queste ore sono usciti fuori diversi nomi come possibili successori del dirigente portoghese ma la candidatura più forte sarebbe quella di Fabio Paratici, attualmente senza squadra dopo l’inibizione.
In attesa di conoscere il futuro di José Mourinho, il cui contratto andrà in scadenza a giugno e al momento non è ancora arrivata una proposta di rinnovo, nei prossimi mesi non ci sarà più la figura di Tiago Pinto. Quest’ultimo a sorpresa ha deciso anzitempo di farsi da parte dopo tre anni dal suo arrivo nella capitale.
Non è un segreto di come, nonostante le dichiarazioni di facciata davanti alla stampa, il rapporto con lo Special One non sia mai sbocciato del tutto e sicuramente questa incompatibilità è stato uno dei fattori che l’ha spinto ad andare via a metà stagione. Una situazione inaspettato che la società dovrà tamponare al più presto con una figura esperta a cui sarà affidato un compito non facilissimo.
Roma, Paratici come successore di Tiago Pinto: i dettagli
La famiglia Friedkin è al lavoro per trovare un erede di Tiago Pinto che 3 febbraio 2024 non farà più parte dello staff dirigenziale della Roma. A livello pratico, a parte qualche rinnovo, non ci sarà molto da fare per il nuovo direttore sportivo fino al prossimo mercato estivo ma evidentemente la scelta può influenzare in maniera indiretta anche il destino di Mourinho.
Dopo una rapida riflessione il club giallorosso, come riportato dall’indiscrezione esclusiva del nostro Enrico Camelio, avrebbe puntato forte su Fabio Paratici. L’ex ds di Juventus è in vantaggio rispetto agli altri profili come per esempio Ricky Massara che era già stato nella capitale prima del suo passaggio al Milan.
L’unico “problema” è che ufficialmente il dirigente italiano deve ancora scontare l’inibizione comminata dalla FIGC nell’ambito del processo plusvalenze che ha coinvolto i bianconeri. Una sanzione che lo scorso 21 aprile l’ha obbligato a rassegnare le dimissioni dal Tottenham ma pochi giorni dopo, vincendo l’appello contro il provvedimento del Comitato Disciplinare della Fifa che estendeva a livello mondiale la squalifica, ha ottenuto una revisione del divieto con cui può continuare a operare nel mondo del calcio, ma con mansioni “ridotte”.
Lo stop di 30 mesi (partito il 30 gennaio 2023) resta ma i limiti sono diversi rispetto a quelli iniziali e nel concreto gli è ancora proibito accedere agli spogliatoi nel pre e nel post partita ma per esempio può benissimo “svolgere attività amministrativa” nell’ambito delle proprie società e partecipare alle assemblee di Lega con diritto di voto. In sede di mercato non può rappresentare la sua squadra ma può avere un ruolo decisivo in termini di consulenza per fornire linee guida importanti alla società.