Mihajlovic, il ricordo struggente della moglie: “Ha lottato…”. Risale a un anno fa la scomparsa del grande calciatore e allenatore serbo
Un anno dopo, il mondo del calcio ricorda Sinisa Mihajlovic. Sono trascorsi esattamente dodici mesi dal giorno della scomparsa dell’ex grande giocatore e allenatore serbo. Era il 16 dicembre del 2022 quando Mihajlovic cedette, al termine di un vero e proprio calvario, al più terribile dei nemici: una forma acuta di leucemia che nel giro tre anni e mezzo se lo è portato via. Un anno dopo a raccontare gli ultimi istanti di vita dell’ex campione di Vukovar è la persona che più di tutte gli restò al fianco, l’amatissima moglie Arianna Rapaccioni, che Sinisa conobbe nel periodo in cui giocava nella Roma e di cui si innamorò all’istante.
Mihajlovic e Arianna hanno costruito una famiglia numerosa e più unita che mai a partire dai cinque figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nicholas. Un blocco unico e affiatato che ha dovuto fronteggiare una tragedia immane come la scomparsa del papà. Poche ore fa in una struggente intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’ex showgirl romana ha raccontato quasi minuto per minuto gli ultimi istanti di vita del marito.
Mihajlovic, un anno fa la sua tragica scomparsa: il racconto della moglie Arianna è da brividi
Le parole di Arianna Rapaccioni sono destinate a lasciare il segno: “Penso a Sinisa continuamente. Lo schock è durato mesi, lo sentivo camminare e sdraiarsi nel letto di notte accanto a me”, la confessione da brividi della compagna di Sinisa che di fatto ha rivissuto tutti gli ultimi disperati momenti dell’ex allenatore del Bologna, ormai divorato dalla malattia. “Nell’ultimo mese i medici mi avevano detto che sarebbe morto e che non c’era più niente da fare. Non sapevo se dirglielo o meno. Mi sono confrontata con tutti e cinque i figli. Solo con loro, non l’ho detto a nessun altro, neanche a mia madre”.
A quel punto l’intera famiglia prese una decisione sofferta e probabilmente giusta: “Insieme, abbiamo deciso di non dirglielo, per non togliergli quel lumicino di speranza che gli era rimasto. D’altra parte, lui non ci ha mai chiesto se ce l’avrebbe fatta, ha sempre lottato come un leone perché era un uomo che non poteva accettare di morire”. Domenica pomeriggio in occasione della sfida del Dall’Ara tra Bologna e Roma anche i tifosi felsinei dedicheranno un ricordo all’ex allenatore serbo. Un momento che nessuno dimenticherà mai.