Il giovane difensore si sta rivelando uno dei protagonisti assoluti dell’ottimo inizio di stagione dei rossoblu: le sue parole.
Il Bologna è tra le assolute sorprese di questa prima parte di stagione. Il quarto posto e l’aria da Champions League che aleggia sempre più intensa sui rossoblu non sono di certo frutto del caso. Il lavoro di Thiago Motta, infatti, sta portando frutti che probabilmente in pochi si sarebbero aspettati dal momento del suo arrivo sulla panchina degli emiliani. E ora l’ambiente felsineo non vuole accontentarsi: domenica alle ore 18 al Dall’Ara arriverà la Roma, per un vero e proprio scontro diretto per il quarto posto.
Il giocatore simbolo di questa partita sarà senza dubbio Riccardo Calafiori, uomo copertina di un Bologna che continua a migliorare di settimana in settimana. Il classe 2002, inoltre, è cresciuto nelle giovanili della Roma, ecco spiegato il motivo per cui la sfida di domenica sarà anche e soprattutto un ritorno al passato. L’intuizione di Thiago Motta di spostarlo dal ruolo naturale di terzino sinistro a difensore centrale ha stravolto le prospettive di crescita di un talento di cui si è sempre parlato un gran bene. Nelle ultime stagioni, però, complice anche il suo passaggio al Basilea, Calafiori era uscito un po’ dai radar del nostro calcio.
Calafiori, il passaggio a Bologna per rinascere
Il giovane difensore del Bologna si sta dunque riscoprendo in un ruolo differente rispetto al passato. Da difensore centrale Calafiori ha infatti trovato quella sicurezza e solidità che ha stupito tifosi e addetti ai lavori. Nel prossimo futuro c’è anche chi si augura in una chiamata nella Nazionale azzurra di Luciano Spalletti. Sintomi e segnali di una crescita che non conosce confini né limiti. In una recente intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, il difensore rossoblu ha voluto parlare sia di José Mourinho ma anche del suo attuale mentore, ovvero Thiago Motta.
“Mou è stato importante? A livello di carisma. Lui è molto forte. Mi ha fatto migliorare dal punto di vista mentale. Anche lui è stato fondamentale. L’anno scorso spesso mi scriveva dopo le partite. Anche a Basilea. È obiettivo. Riconosce se fai bene o sei fai male, non ha paura a dirtelo in faccia. Thiago Motta? Non è stato facile, ma ho cercato subito di capire quale fosse la sua idea di gioco. Mi sono impegnato perché per me era troppo importante trovare continuità e far vedere a tutti che anche in Serie A potevo far bene”.