Le parole di Novak Djokovic infiammano, ancora una volta, il ritorno in campo di Rafael Nadal: cosa è successo
Per 59 volte, dal 2006, Novak Djokovic e Rafael Nadal si sono scontrati sul campo da tennis, ingaggiando una lotta che non ha eguali nella storia degli Open, e per cui il serbo è in vantaggio di un solo incontro; sono 30 le vittorie del numero uno al mondo, contro le 29 del tennista di Manacor.
Se sulla terra rossa lo spagnolo ha vinto 20 volte contro le otto di Nole, sul cemento il bilancio è nettamente favorevole al primo del ranking, con sempre 20 vittorie contro le sette del rivale – sull’erba, che in realtà è sempre stata la dimensione preferita da Roger Federer – va da sé che nessuno primeggia. Oltre alla sfida diretta, poi, c’è quella che riguarda i Grandi Slam vinti. In un 2023 propizio per Djokovic che ha vinto gli Australian Open, il Roland Garros e gli Us Open, e molto sfortunato per Nadal, che è praticamente rimasto fermo ai box dopo l’infortunio a Melbourne, il serbo è riuscito a superare il maiorchino portando a 24, contro 22, i successi.
E ancora non è finita, nonostante i 36 anni del primo e i 37 del secondo. Non è finita perché il tennista che ora è 668esimo al mondo tornerà in campo nel 2024 con l’obiettivo principale, ma non dichiarato, di battere Nole e laurearsi come il migliore di sempre.
Non è finita, ancora, perché Djokovic, che un po’ teme che il suo primato gli venga tolto, in un’intervista con Jon Wertheim negli Stati Uniti ha nuovamente infiammato la rivalità tra i due.
“Giocavo al Roland Garros contro Rafa – ha iniziato il serbo – e mi trovavo accanto al suo armadietto. Io e lui eravamo molto vicini, ma provavamo comunque a concedere, in qualche modo, spazio all’altro”. Nadal, ha continuato Nole, ascoltava musica senza farsi problemi e alla stessa maniera “faceva i consueti saltelli di allenamento”, un atteggiamento e una situazione che “mi fece inc***are”, ha detto, ma che poi ha capito.
“All’inizio della mia carriera non mi rendevo conto che questo era semplicemente il suo atteggiamento”, ha spiegato ancora ribadendo che era un po’ “intimidito da lui”, ma allo stesso tempo anche motivato a dimostrare che era pronto, anche ad affrontare questa guerra, che in quasi 18 anni ci ha regalato tante emozioni e che, appunto, ancora potrebbe regalarne altre.
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