Roberto Boninsegna, ex giocatore della Nazionale e dell’Inter, ha ricordato Antonio Juliano ai microfoni di TvPlay
Quella di oggi è sicuramente un giorno triste per l’intero movimento calcistico italiano. In mattinata, infatti, è stato dato l’annuncio della morte di Antonio Juliano, bandiera del Napoli degli anni Settanta e membro della rosa sia della Nazionale italiana campione d’Europa nel 1968 che di quella vicecampione del Mondo nel 1970.
Antonio Juliano, dopo il suo addio al calcio giocato, ha intrapreso la carriera da dirigente, dove il suo grandissimo colpo fu sicuramente quello di portare nel 1984 Diego Armando Maradona al Napoli di Corrado Ferlaino. La redazione di ‘TvPlay’, proprio per parlare dell’ex capitano del Napoli, ha intervistato Roberto Boninsegna, suo amico ed ex compagno di Nazionale.
Ci può dire un suo ricordo di Antonio Juliano?
“Sapevo che non stava bene. La nostra amicizia è nata in Nazionale. Mi ricordo, soprattutto, le serate estive trascorse assieme con le rispettive famiglie”.
Boninsegna: “Devo solo ringraziare Antonio per i momenti bellissimi che mi ha fatto vivere”
Siete stati protagonisti di tanti Inter-Napoli negli anni Settanta, ci può raccontare quelle sfide così epiche? Cosa successe con l’arbitro Sergio Gonella nella sfida tra i nerazzurri ed i partenopei nel campionato 1970/71?
“A Napoli ci ho sia vinto che perso. Quell’anno feci gol di testa, rischiando anche la vita per arrivare ad impattare la sfera. Di quella gara mi ricordo solo le cose positive, mentre a Napoli perdemmo quell’anno. Vincemmo noi quello Scudetto, credo anche con merito”.
Ci può svelare qualche retroscena dal punto di vista personale di Antonio Juliano?
“Antonio era simpaticissimo, abbiamo trascorso delle serate meravigliose. Devo solo ringraziarlo per i bellissimi momenti che abbiamo trascorso assieme”.
Visto che ha giocato sia con la maglia dell’Inter che con quella della Juve, ci può dire la sua sulla lotta Scudetto di quest’anno?
“Stanno dominando il campionato. Avendo giocato in entrambe le squadre, posso dire che mi sta bene la classifica di adesso. Anche se il cuore dice ‘Inter’. I nerazzurri sono superiori a livello di rosa, ma la Juve è sempre lì. E’ una bella lotta tra due squadre che ho amato, ma sono nato interista”.
Cosa ci può dire sull’Italia di Spalletti? Il tecnico toscano è l’uomo giusto per riportare entusiasmo in Nazionale?
“Non si può giudicare, almeno fino adesso, anche perché non abbiamo incontrato ‘nessuno’. Si è qualificata per l’Europeo e vedremo in Germania come si comporterà. Spalletti? All’Inter non ha fatto bene, mentre a Napoli ha fatto benissimo. Tutto, però, dipende tutto dalla forza dei giocatori che hai a disposizione”.
Com’è giocare sia una semifinale come Italia-Germania che una finale contro il Brasile di Pelé?
“La sfida con la Germania ci ha fatto entrare nella ‘Storia’. Mentre in finale eravamo 1-1 a venti minuti dalla fine. L’errore più grande è stato quello di far giocare Rivera solo 6 minuti. Il rammarico è quello di aver perso contro un grande Brasile senza giocare con il Pallone d’Oro. Io non sarei entrato se fossi stato Rivera”.