Roberto Baggio ha confessato di aver proposto un progetto per i giovani al calcio italiano: la reazione della FIGC è stata inaspettata.
Non è un detto che i grandi calciatori diventino sicuramente bravi allenatori o dirigenti. In ogni caso però i loro consigli posso essere preziosi soprattutto per le nuove generazioni che in particolare stanno facendo fatica a emergere nel calcio italiano. Per esempio in circolazione non ci sono più giocatori del calibro di Maldini, Totti e Del Piero o uno dei più forti di sempre come Roberto Baggio.
Il “Divin Codino” è stato probabilmente il miglior talento della storia del nostro paese ma, dal giorno del suo ritiro, avvenuto il 16 maggio 2004 con la maglia del Brescia a San Siro, non ha più messo piede o quasi in questo mondo. Durante la sua carriera aveva già dimostrato di essere lontano da alcune dinamiche del calcio che ha provato a cambiare senza successo.
Roberto Baggio, la bocciatura della FIGC: “Non contavo niente”
Nel corso di questi anni moltissimi tifosi e appassionati si sono chiesti il motivo per cui una figura come Roberto Baggio non abbia costruito una carriera anche fuori dal campo. D’altronde sulla carta l’esperienza del Pallone d’Oro del 1993 può essere d’aiuto a tante squadre e in generale al movimento calcistico in Italia che recentemente sta avendo un lento declino.
Un pensiero avuto dalla stessa FIGC che, su proposta dell’ex presidente Giancarlo Abete, e con il consenso di Renzo Ulivieri (ex presidente dell’AIAC), riuscirono a convincere Baggio a entrare nella federazione. Era il 4 agosto 2010, poche settimane dopo il deludente Mondiale in Sudafrica, quando viene ufficializzata la nomina dell’ex Brescia a presidente del Settore Tecnico.
Una carica che il diretto interessato pensava potesse avere un ruolo operativo e non essere soltanto di facciata come invece si è successivamente rilevato. La conferma, a distanza di anni, arriva da un passaggio della lunga intervista rilasciata al “Corriere della Sera” dove non risparmia nuovamente una polemica verso il governo del calcio italiano, lasciato il 23 gennaio 2013.
Nello specifico non le manda a dire a chi probabilmente gli ha fatto delle promesse poi mai mantenute nonostante lui ci abbia provato a essere d’aiuto: “Contavo meno del due coppe a briscola quando regna bastoni. Avevo fatto un progetto per i giovani ma le mie idee e le loro non combaciavano. Ne ho preso atto”. Una critica che ricalca quella fatta ai tempi del suo addio: “Non ci tengo alle poltrone. Il mio programma di 900 pagine, presentato a novembre 2011, è rimasto lettera morta”.