Un giocatore di Serie A ha parlato in modo sorprendente della guerra in Ucraina: il messaggio lanciato ha spiazzato il mondo del calcio.
Non se ne sta più troppo parlando ma purtroppo è ancora in corso il conflitto tra Russia e Ucraina. Una guerra, ormai “dimenticata” dalla televisione e dai media, che continua però a fare vittime scatenando il terrore nelle zone coinvolte. Il conflitto tocca da vicino anche alcuni giocatori di Serie A e uno in particolare ha lanciato un messaggio molto forte su questo tema.
In questo momento l’attenzione mediatica è rivolta maggiormente a cosa sta succedendo tra l’Israele e la Palestina ma, nonostante magari la situazione si sia un po’ placata in qualche area, l’Ucraina rimane sotto assedio e non ci sono segnali di pace con i loro nemici. La paura e la tensione rimane alta nel paese, tenendo in apprensione anche diversi protagonisti del calcio italiano.
Tra i calciatori maggiormente coinvolti dalla guerra in Ucraina c’è sicuramente Viktor Kovalenko, match-winner contro il Napoli e decisivo per l’esonero di Rudi Garcia. Il suo bellissimo gol al Maradona ha affossato gli azzurri e allo stesso tempo regalato tre punti vitali all’Empoli che momentaneamente è uscito dalla zona retrocessione.
Oltre al campo però il classe ’96 pensa inevitabilmente anche al dramma che sta ancora vivendo il suo popolo dopo l’attacco dell’armata russa. Tra l’altro l’ex Spezia è nativo di Kherson, città inizialmente conquistata e poi fortunatamente liberata non senza gravi conseguenze a livello umano.
A distanza di quasi due anni dall’inizio del conflitto, Kovalenko ci tiene a fare luce su quanto sta accadendo specificando da quanto tempo non ritorna a casa: “Tre anni, mi manca tanto. L’ultima volta organizzai una bella cena con gli amici ma io sono fortunato: i calciatori professionisti danno lustro al paese e non sono stati chiamati a combattere a differenza dei non professionisti che hanno fatto la guerra”.
Questo un passaggio dell’intervista rilasciata alla “Gazzetta dello Sport” dove rivela anche un sentimento un po’ ostile verso alcuni colleghi: “Non so come reagirei se trovassi un russo in campo. Non è colpa loro, ma mi dispiace che non abbiano usato i social e la popolarità per diffondere messaggi contro la guerra”. Un punto di vista che non è passato inosservato, lasciando un po’ tutti spiazzati.
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