La Roma resta senza parole: il gesto del centrocampista ha fatto scalpore e commosso tutti. Ecco cosa ha fatto
Sardar Azmoun scende in campo per l’Iran. Il centrocampista della Roma si è reso protagonista di un gesto davvero encomiabile. Arrivato in estate in prestito dal Bayer Leverkusen il classe ’95 non ha certo incantato fin qui con la maglia della Roma. Sette le presenze, anzi, spezzoni di gara, per un totale di 73′ totali ed un gol realizzato, peraltro pesantissimo contro il Lecce, fondamentale che ha dato il via alla rimonta dei giallorossi contro i pugliesi culminata poi con la rete di Lukaku in pieno recupero.
La Roma ha il diritto di riscatto fissato in 12,5 milioni di euro e solo a fine stagione la società giallorossa deciderà se riscattarlo o meno. Di certo c’è che l’iraniano si è già contraddistinto per il suo lavoro in allenamento e sul campo.
Di certo c’è che il giocatore ora è pronto a chiedere maggiore spazio al tecnico, perché ormai ben integrato nei meccanismi della squadra giallorossa e del calcio italiano. Per la sua duttilità tattica Azmoun può essere l’elemento chiave nella seconda parte di stagione, anche come vice Dybala considerati i tanti, troppi inortuni dell’argentino nel corso di una stagione.
Azmoun, il gesto che non passa inosservato: non è la prima volta
Sardar Azmoun ha deciso di pagare a Parisa Majnouni le spese di partecipazione al mondiale di ciclismo che si svolgerà nel 2024 in Danimarca. Una decisione che di fatto ha salvato la Majnouni che, senza quel finanziamento, non avrebbe potuto partecipare alla gara.
Ecco perché, suoi suoi account social, la ciclista ha voluto ringraziare proprio il connazionale. “Ringrazio Azmoun per il supporto, senza di quello non avrei potuto partecipare, è alto il prezzo per partecipare a queste competizioni” ha detto l’atleta iraniana.
Azmoun si è reso protagonista di un gran gesto, quindi, ma non è certo la prima volta. Il trequartista non dimentica le sorti del suo paese e mostra sempre grande vicinanza alle donne sue connazionali. In passato ha protestato contro il regime dopo la scomparsa e la morte della 22enne curda Mahsa Amini, “colpevole” soltanto di non aver indossato in modo corretto l’hijab.