A Napoli sembra esser già tutto deciso: Rudi Garcia sarà esonerato. Ecco i cinque motivi che hanno portato all’allontanamento del tecnico francese.
L’allenamento fissato per mercoledì è stato annullato e la società ha fissato un summit nel pomeriggio per ufficializzare l’esonero.
Un percorso corto, breve e fatto di molti più bassi rispetto che di alti, con i campani finiti a -10 dalla vetta dopo 12 giornate.
Un record negativo, quello stabilito dalla squadra di Garcia, con la compagine campione d’Italia che non arrivava così lontana dalla vetta l’anno dopo il tricolore dopo quelle giornate dall’annata 1994-95, con il Milan di Capello che partì malissimo, chiudendo poi al quarto posto.
Garcia verso l’esonero: i 5 errori commessi
Se società e tifoseria non hanno mai aiutato il mister nella sua affermazione da mister dei partenopei, Rudi comunque ci ha messo del suo in modo anche piuttosto evitabile. Ecco i cinque errori commessi dal tecnico, che lo hanno portato all’esonero.
Innanzitutto, la scelta di accettare l’incarico era di per sé sbagliata e lo sarebbe stata per qualunque mister avesse scelto di rischiare in quel modo lì.
Dopo la stagione perfetta di Spalletti, con il Napoli a tornare a vincere il tricolore dopo 33 anni, un’eredità così pesante avrebbe sotterrato chiunque. Specie chi quelle spalle larghe di prendersi una responsabilità così importante non l’ha mai avuta.
La scelta del francese di accettare l’incarico è comprensibile, visto il suo recente passato in Arabia e il desiderio di rilanciarsi, ma la sua fine allo stesso modo è stata più che telefonata.
Dal momento in cui è arrivato, però, anche la strategia attuata non è stata delle migliori: arrivare in una piazza come quella napoletana per prendere il posto del mister che ti ha riportato sul tetto d’Italia è un’impresa. Per compierla, è fondamentale trattare con estremo rispetto, quasi ammirazione, chi ti ha preceduto. Se Garcia avesse emulato Luciano per un primo periodo, arrivando pian piano a imporre le sue idee, citando spesso il tecnico di Certaldo in conferenza, avrebbe ottenuto la fiducia del tifo, che invece gli ha riservato solo diffidenza.
La stessa che lui ha avuto nei nuovi calciatori: la grande colpa di Garcia è stata quella di non dare possibilità a nessun altro di prendersi colpe dei risultati se non lui.
L’addio di Kim per Natan poteva risultare come una scellerata mossa della società, ma lui non ha mai concesso spazio al brasiliano se non quando tutti i difensori erano in infermeria.
L’arrivo di Lindstrom, che occupa un ruolo non consono al sistema tattico dei campioni in carica, poteva avere poco senso, se solo Rudi gli avesse dato possibilità di dimostrarlo in campo.
E se i nuovi non l’hanno preso a cuore, le prime donne della squadra lo hanno identificato come il nemico. I problemi sono iniziati con le scelte tattiche poco sensate: giocatori come Kvaratskhelia e Osimhen, specie nei momenti di difficoltà, andavano lasciati in campo per tutti e 90 i minuti, invece il mister francese si è preso la diffidenza di chi andava a sostituire a caso con ancora 20 minuti a disposizione, quando il risultato era in bilico.
Cambi poco sensati, con il georgiano che spesso ha lasciato spazio a Elmas e Zerbin perché “si erano allenati bene in settimana”, con l’ultima scelta, quella con l’Empoli a pesare come un macigno: Kvara fuori fra i titolari, con l’idea di metterlo a partita in corso perché poteva aiutare più così, togliendo l’unica punta a disposizione, Simeone, sul risultato di 0-0.
Mosse che lo hanno messo contro i leader, ancora una volta. Osi che non da la mano al momento del cambio, Politano che lo imita qualche giornata dopo. Per l’ennesima volta Garcia si è trovato da solo.
Come a Roma quando Dzeko e Kolarov, che parevano fargli la guerra, lo condannarono all’esonero, come in Arabia, quando un litigio con CR7 lo mise alla porta.
Ancora da solo, ancora lontano da tutti. Ecco come Garcia si è esonerato.