In attesa del derby di Roma il doppio ex, anche se decisamente più uomo Lazio, Sebastiano Siviglia sfata un mito ricorrente: non esiste il pareggio comodo.
Le schermaglie a distanza tra Sarri e Mourinho le ricordano quelle di quando giocava? Se sì con quali personaggi in particolare?
In linea di massima sono due allenatori e personaggi importanti e di rilievo internazionale. Sicuramente Mourinho lo conosciamo già ed è un professionista che sa usare molto bene la comunicazione e poi tutto fa parte di un contesto come il derby che è particolarmente sentito. Il voler alzare i toni è un modo di voler alzare l’attenzione sulla gara. Penso quindi che sia normale. In particolare non ce ne sono di situazioni che mi vengono in mente per richiamarli come esempio, però il fulcro di questi giochi credo sia sempre Mourinho che fa della comunicazione un’arte e da quel punto di vista ci si aspettano sempre battute o frasi che possano accendere un riflettore sulle partite di questo livello.
Per un calciatore è una cosa che dà più carica o che può essere anche uno svantaggio perché sovraccarica troppo a livello emotivo?
I calciatori sono concentrati sui propri obiettivi e sull’attività che devono svolgere. Questo è un modo che hanno gli allenatori per catalizzare l’attenzione e accendere un ulteriore stimolo da parte di chi osserva a concentrarsi ulteriormente su quella gara, anche attirare su di sé i riflettori evitando che lo si faccia direttamente sulla squadra. I calciatori si focalizzano sulla partita e non penso che si lascino condizionare dalle schermaglie comunicative degli allenatori.
Il “pareggio comodo” non esiste
Con questa situazione di classifica non è raro sentir dire da opinionisti “meglio due feriti che un morto” per dire che le squadre potrebbero accontentarsi di un pareggio per non rischiare di perdere. Dal punto di vista dei calciatori esistono questi pensieri?
Nel modo più assoluto, si va in campo per prevalere sull’avversario. Sia da una parte che dall’altra c’è la volontà di andare in campo per portare a casa il bottino pieno. È sempre stato così. Poi è normale che ci sono altre condizioni, ma non in questa partita, in cui può esserci una situazione in cui per passare il turno ci si potrebbe accontentare di un punto e di conseguenza non ci si espone a pericoli della gara come buttarsi avanti e sbilanciarsi esponendosi ad eventuali ripartenze se si resta scoperti cercando la vittoria a tutti i costi. Non è il caso del derby però, sia per i giocatori che per gli allenatori, dove non esistono questo tipo di calcoli e anzi a volte chi li fa rischia di ottenere un risultato controproducente.
Chi può essere il giocatore chiave da una parte e dall’altra?
Difficile da immaginare, ma allo stesso tempo direi che i giocatori con maggior qualità dal centrocampo in su sono i più papabili. Quelli che possono dare anche con un episodio la svolta alla gara. Mi viene da pensare a Luis Alberto e Immobile per la Lazio così come Lukaku e Dybala, se giocherà, per la Roma.
Che derby si prospetta? Se la sente di fare un pronostico?
Sarà una sfida molto intensa, è difficile fare un pronostico. Aldilà del fatto che la Roma abbia perso in Europa League e la Lazio abbia vinto in Champions, sono due squadre che hanno grandi qualità e avranno rispetto l’una per l’altra. Dipenderà da chi approccerà meglio la gara, quello può fare la differenza. La squadra più forte sulla carta non è detto che vinca, le partite vanno giocate e il derby è diversa dalle altre, per le motivazioni e l’ambiente che si respira.