Mourinho si prepara a tornare in panchina dopo la squalifica e affila le armi in conferenza stampa. Le affermazioni su De Siervo e calendari.
La conferenza stampa prima della partita tra Roma e Lecce vede un José Mourinho parzialmente rinfrancato da nel poter confermare i rientri di Paulo Dybala e Renato Sanches, ma non solo.
Nello spiegare le differenze tra la Roma e i top club di Serie A che si giocano il titolo, lo Special One punta l’indice sulla quantità e la qualità dei ricambi che a suo dire è l’elemento che pregiudica maggiormente le ambizioni giallorosse.
A tal proposito contestualizza che la cortezza della sua rosa diventa un ostacolo difficilmente superabile nel momento in cui fa i conti con il calendario. Colpa del calendario quindi, ma ancora di più di chi lo pensa e lo struttura. Seppure l’allenatore portoghese non lo nomini, ogni riferimento sembra essere sull’amministratore delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo.
Mourinho al veleno su De Siervo
È un José Mourinho come sempre mai banale quello che si è presentato in conferenza stampa prima della sfida della sua Roma contro il Lecce. Alla domanda se il calendario con tante partite ravvicinate sia più un problema o un’opportunità, lo Special One non ha dubbi.
“Abbiamo 38 partite di campionato, la Coppa Italia e l’Europa League. Ci sono club con più potenziale per farle e altre che hanno più difficoltà. Con 6 centrali, potremmo giocare anche ogni 3 giorni. Quando ne hai 4, che diventano 3, che diventano 2, è più difficile. Gli alibi si usano quando si perde. La parola alibi non si utilizza in anticipo. Noi stiamo parlando del calendario dall’inizio del campionato“.
E poi arriva il riferimento a De Siervo. “Comprendo che nel calcio ci sia molta gente arrivata con il paracadute. Non è il loro mondo, non lo conoscono, vengono per status o politica, per l’abito o la cravatta. Non è nata e cresciuta nel calcio. È come se io parlassi di cinema oppure di fisica atomica. Non sanno cosa significare giocare dopo 3 giorni, non sanno cosa è l’accumulazione oppure lo sanno e fanno finta di non sapere. Nella Lega Calcio c’è anche gente con una storia nel calcio che ha lavorato nel calcio con i club che sa quali sono le difficoltà e cos’è la stanchezza. C’è gente che ha lavorato nell’organizzazione dei club e che sanno cosa bisogna fare per recuperare dopo una trasferta. Avrebbero potuto farsi sentire. Dopo ogni partita in Europa, siamo sempre la squadra che soffre maggiormente. Se la Roma come club non fa questa domanda pubblicamente a livello istituzionale, mi trovo sempre io a dover parlare delle stesse cose e non dovrei farlo. Fortunatamente mi pare che i tifosi non siano degli scemi perché se in ogni partita l’inno della Serie A viene fischiato, ci sarà un motivo“.