Mazzarri pronto a ripartire dopo la cocente delusione di Cagliari, avendo capito proprio quali sono le aree di miglioramento da sviluppare per fare bene.
All’età di 62 anni, con 20 anni quasi di carriera alle spalle da allenatore, Walter Mazzarri sembra non volersi tirare minimamente indietro ma anzi, valutare e capire come poter ancora proseguire. D’altronde, se il 2011 è stato l’anno più altro del suo successo da allenatore, adesso può comprendere meglio dove migliorare per ritornare di nuovo ad esprimersi al massimo in Serie A.
A prescindere dal futuro, il tecnico toscano non potrà mai dimenticare la sua esperienza partenopea ed il rapporto con De Laurentiis. Un sodalizio che ha spiegato così al ‘Corriere dello Sport’: “Da quando è presidente De Laurentiis, sono quello che c’è stato più a lungo. Voglio solo dire che con lui ho avuto un rapporto stupendo. E se fosse stato per De Laurentiis sarei rimasto tanti anni ancora, come si usa in Inghilterra. Però, lo dissi anche a suo tempo, dopo quattro anni se non cambi tutti i giocatori o non ne cambi tanti, diventi troppo prevedibile. E’ anche una questione di linguaggio. Pensai che fosse quello il momento giusto di andare via. Io sono uno stakanovista, quando lavoro sono un martello anche per questo mi sono concesso delle pause. Lui mi chiamava alle 6 del mattino e mi faceva un favore. Alle 9 ero già al campo per l’allenamento e il confronto era pieno, completo. Con li avevo un rapporto diretto, gli spiegavo con avrei fatto, insomma trovammo una sinergia importante“.
Se l’esperienza azzurra è stata meravigliosa, quella con l’Inter non si può dire altrettanto. Difatti, Mazzarri lancia una piccola frecciatina su tale argomento: “Vedi Ivan, ho pagato l’antipatia di persone che non vedevano l’ora di attaccarmi e farmi fuori. Di Inter, quell’anno
c’era solo la maglia nerazzurra, basta dare un’occhiata alla formazione per rendersi conto che non era competitiva, non all’altezza del nome che portava. Con l’esperienza che ho oggi, non avrei probabilmente accettato, anche se l’Inter è un posto prestigioso. Quando alleni un club di quell’importanza, devi poter disporre di una squadra potenzialmente da primi tre posti, altrimenti preparati a essere contestato ogni tre giorni. Un grande equivoco quell’esperienza. Anche se poi, rispetto a chi è arrivato dopo e a chi mi aveva preceduto, ho fatto meglio io. Io quinto, loro ottavi“.