Le gare delle Nazionali sono terminate eppure c’è chi non perde tempo ad attaccare i CT per le scelte fatte e non fatte ultimamente.
Archiviate le gare delle Nazionali, ci si dovrebbe tuffare in quelle devi rispettivi campionati per club ma invece, non sempre è così. Questo perché, c’è sempre qualche giocatore che, non essendo stato convocato dal CT di turno, decide di sfogarsi e di attaccarlo. Un rancore che nasce dalla volontà di vestire per forza la maglia del proprio Paese.
Che sia per una gara amichevole o per una partita di qualificazione, l’importante è rappresentare il proprio Paese. E se non lo si riesce a fare, si rimane con l’amaro in bocca. È forse questo quello che sta provando Thiago Silva che, nonostante abbia ormai 39 anni, si aspetta ancora oggi di essere una delle colonne portanti del Brasile.
Thiago Silva, che sfogo
Ebbene sì, l’ex difensore del PSG e attualmente in forza al Chelsea, si aspetta con tutto il suo cuore di poter lottare ancora per il suo Paese. Di poter guidare, con sapienza ed esperienza quella Nazionale come ha fatto negli ultimi anni. Cosa che però, dopo Qatar2022, non è stato più possibile fare, lasciandoli una tristezza addosso incommensurabile e una rabbia nei confronti del selezionatore brasiliano tremenda.
Una delusione difficile da digerire, che l’ex difensore del Milan ai microfoni di ESPN ha tentato di spiegare in questo modo: “Non ho preso alcuna decisione di dare addio alla Nazionale. Se mi chiamano sono sempre pronto. Semplicemente non sono stato convocato ma se pensano che io possa aiutare la squadra, ovviamente, farò tutto il possibile per questo. Ma fino ad allora cercherò di fare del mio meglio qui al Chelsea, giocando in uno dei campionati più forti al mondo. Sfortunatamente, la scorsa stagione non è andata molto bene, ma spero che questa volta sarà diverso”.
Dunque, si paventa quindi un addio forzoso per il difensore brasiliano che ormai all’età di 39 anni dovrà iniziare a riprogrammare la propria vita in maniera totalmente diversa da come se l’era immaginata. Un passo delicato che tutti i grandi giocatori trovano difficile da compiere ma che prima o poi devono fare. Meglio esser ricordati per ciò che si è riusciti a dare nella giovane età e non per ciò che non si è riusciti a dare in età avanzata.