Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, è intervenuto ai microfoni di TvPlay.it.
“TANTA IPOCRISIA SULLE SCOMMESSE NEL CALCIO” – “Mi pare ci sia tantissima ipocrisia, il calcio vive di scommesse da quando è nato, si giocava qualche secolo fa la schedina, ci giocavano mio padre e mio nonno. Poi è arrivato altro, ci sono aziende molto note che hanno più di un secolo di vita, per esempio ce ne sono di inglesi di betting. E’ talmente poco una novità che basta guardare una partita di calcio per vedere prima, dopo o a metà qualche spot di un’azienda di betting. Anche e soprattutto per partite importanti, ai Mondiali per esempio era pieno di società che organizzano scommesse sempre più raffinate, una volta era solo su vittoria o sconfitta ora ci sono tantissime cose su cui si può scommettere. Ci guadagnano in primis le società di calcio, le federazioni convivono con questo, porta introiti spaventosi non solo in tv ma anche sui tabelloni pubblicitari degli stadi”.
“LUDOPATIA PROBLEMA SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI” – “Che ci sia il problema della ludopatia è davanti agli occhi di tutti, anni fa feci una polemica riguardo al fatto che parlavamo di ludopatia ma senza essere capaci di capire il come e il quando, non avevamo dati. Si parlava di ludopatia legata alle macchinette e alle modalità con cui era organizzato il gioco, ci furono proposte di decreti-legge per definire il dove posizionare le possibilità di gioco. Chiesi di parlare di ludopatia a fronte di qualche dato nazionale, chiesi all’ISS di coordinare delle ricerche per poter dire quanta gente è ludopatica. Naturalmente ci vuole una definizione poi di ludopatia, quante volte bisogna giocare per essere definiti ludopatici? Se gioco una volta non lo sono, se mi rovino lo sono. Se ne esce con un progetto terapeutico individuale, va risolto con strumenti specifici, anche per questo ci vorrebbero dei servizi, in parte identificati con quelli usati anche per i tossicodipendenti, anche se, secondo me, non funziona”.
“IL GIOCO ONLINE È POTENTE E PERICOLOSO” – “Io ho già detto che bisognava stare attenti sulla ludopatia, che un conto erano i centri per le macchinette e un altro il gioco online che è enormemente più potente e pericoloso, se lei avesse una sala gioco in qualche modo si potrebbe anche demandare la possibilità a chi gestisce di allontanare i giovani o chi sai che si sta mangiando lo stipendio, questa cosa online chi la fa? Una società che ha sede a Malta e a cui non può fregare di meno di chi gioca o no? Se una società è regolare basta, fa il suo mercato. Mi sembra incredibile che qualcuno si meravigli, mi meraviglio di chi si meraviglia, mettiamolo così”.
“SI PARLA SOLO DI CHI GIOCA E PERDE” – “Non saprei, non so chi potrebbe uscirne indenne, non escono benissimo società, federazione, chi deve controllare e non può controllare. Se un atto privato fatto nottetempo io cosa c’entro? Non ti posso controllare. Qui poi si parla solo di chi gioca e perde, perché è una cosa strana, se uno avesse giocato e vinto non lo avrebbe detto a nessuno, qui si parla di persone che giocano e perdono, che diventano un problema della famiglia. Perché non si parla di chi vince?”.
“IL GIOCO È UN PROBLEMA ANCHE DI RESPONSABILITÀ O MENO” – “Non so se questa cosa dell’autodenunciarsi sia interpretabile in altre maniere, nel Codice penale se uno ammette di aver compiuto un reato questo comporta uno sconto di pena. Ho letto che anche in questo caso c’è un meccanismo simile, se ammetti e ti autodenunci scatta la possibilità di avere una pena più leggera, meno lunga dal punto di vista della squalifica. Qui andiamo in cose un po’ più complicate. Voglio credere nella buonissima fede di un ragazzo che ammette di aver sbagliato e che chiede di essere tolto da quello che è un inferno. Qui non è un problema solo di giochi non giochi, sei intelligente o stupido, qui si parla anche di essere responsabili o no. Il gioco porta via tempo, non solo denaro, è anche una distrazione. Sei professionista, ben pagato per fare specificatamente uno sport, di notte non puoi ritirarti a giocare tutto il tempo o per andare in discoteca, questa è mancanza di professionalità”.