L’europeo 2032 si giocherà in Italia e in Turchia ma quali saranno gli stadi ospitarlo? Ecco la situazione attuale del nostro paese e degli impianti.
L’Uefa ha deciso di fidarsi del nostro paese e per l’Europeo 2032 ha scelto tra le varie candidature quella unita di Italia e Turchia.
Dopo il 1968 (competizioni a quattro squadre) e il 1980 (in cui ne parteciparono otto) adesso il nostro paese ha la ghiotta occasione di utilizzare un evento così importante come vetrina.
Gravina è stato chiaro: “Questa è una grande opportunità, confido nell’appoggio del governo”. Quindi ha ammesso: “Va bene il commissario però non può essere l’unica soluzione”.
Italia 2032, quindi: qual è la situazione attuale degli stadi?
Una volta scelta la sede, adesso la palla passerà all’Italia, che dovrà essere brava a presentare gli impianti che ospiteranno la competizione.
Nel dossier iniziale sono stati inseriti 10 stadi, dai quali bisognerà scremarne cinque (al massimo sei). Progetti che verranno premiati con un iter di finanziamento preciso: serve liquidità.
Le 10 sono Roma, Milano, Napoli, Torino (inteso come lo Juventus stadium), Genova, Firenze, Bologna, Bari, Verona e Cagliari. Di tutti questi, solamente tre sono già adibiti: l’Allianz della Juve, lo stadio Olimpico di Roma e il San Siro di Milano.
In realtà ci sarebbe anche la possibilità di tirare in ballo il San Donato Milanese in Lombardia e quello capitolino di Pietralata, ma appare alquanto improbabile.
Ad oggi per completare il pacchetto è probabile si pensi al Maradona di Napoli (contenente 54.732 posti) e forse almeno uno in ristrutturazione. I cambiamenti stanno avvenendo o sono in progetto al Dall’ara di Bologna (30.247 posti), al Franchi di Firenze (43.231 posti) e all’Unipol Domus Gigi Riva di Cagliari (30.111 posti).
Restano in lizza, però, anche Marassi (36.348 posti), il San Nicola di Bari (58.270 posti) e infine il Bentegodi di Verona (31 mila 713 posti).
Logicamente oltre Torino, Roma e Milano è probabile che si scelga almeno una città del sud, quindi tra Napoli e Bari, con il primo favorito. Il quinto (e anche il sesto se dovesse essere accettato) sarà poi scelto tra i restanti, ma al momento ci sono ben quattro città in ritardo e solamente tre impianti pronti a garantirci stabilità.
Siamo in ritardo in una sfida che non possiamo assolutamente sbagliare e da oggi saranno nove anni alla rincorsa di una perfetta ospitalità.