Paul Pogba, dopo l’esito delle contranalisi, è stato sospeso dalla Juve: può scoppiare un nuovo caso, il francese rischia guai seri
Il caso relativo a Paul Pogba continua a tenere banco. Le contranalisi hanno dato esito positivo e quindi la Juventus ha sospeso ufficialmente il calciatore, compreso lo stipendio che sarà al minimo salariale come previsto dall’accordo tra Federazione, Lega di Serie A e l’associazione dei calciatori.
Pogba ha ricevuto la comunicazione del club, una sorta di atto dovuto, e nel frattempo studia le prossime mosse, anche per non mettere la parola fine anticipatamente alla sua carriera. Entro venerdì deciderà se inviare le memorie difensive oppure chiedere al procuratore antidoping Pierluigi Laviani di essere interrogato.
La Juventus, nel frattempo, guarderà con grande attenzione l’evolversi della vicenda; al momento sembra che il club voglia tenere in rosa il centrocampista francese – sospeso dal tribunale Antidoping – considerato anche il minimo impatto che ha ora sul bilancio bianconero (poco più di 42mila euro netti l’anno). I bianconeri aspetteranno che abbia fine tutto l’iter fino al Tas di Losanna per poi procedere con la rescissione del contratto, anche se non è esclusa una possibile causa del club proprio al centrocampista per gli evidenti danni procurati.
Ma com’è articolata la strategia difensiva di Pogba? Gli avvocati sono al lavoro per evidenziare la contaminazione dell’integratore. Una soluzione allo studio dopo la scoperta di come sia stato il Dhea – conosciuto anche come l’ormone della giovinezza – la sostanza dopante assunta da Pogba e non il testosterone.
Il Dhea è un adrogeno più potente del testosterone, considerato doping dall’Agenzia Mondiale da circa 10 anni; in Italia è addirittura vietata la vendita ed è considerato un contaminatore classico di integratori considerati regolari atto a migliorare la forza muscolare ed a combattere l’invecchiamento della stessa.
Pogba, però, potrebbe avere un altro problema, ben più grave; i metaboliti del Dhea risultano solo entro pochi giorni dall’assunzione. Ciò significa che il centrocampista francese, risultato positivo in occasione della prima gara di campionato del 20 agosto contro l’Udinese, avrebbe assunto pochi giorni prima la sostanza e, quindi, quando si trovava sul suolo italiano. Una brutta notizia perché, essendo vietato nel nostro Paese, l’avrebbe portato a Torino in modo illegale, violando il codice penale.
I primi giorni di novembre, invece, la Juventus conoscerà anche la sentenza relativa alla causa intentata da Cristiano Ronaldo per i 19,9 milioni che il lusitano chiede relativi alla manovra stipendi.
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