Tra le grandi curiosità della stagione c’è anche la Saudi Pro League, che in estate ha fatto incetta di campioni. Che succede in Arabia.
L’estate di calciomercato è stata sconvolta in tutti i sensi dalle tempeste di milioni di petroldollari arrivati dall’Arabia Saudita. Il famoso, o famigerato a seconda dei punti di vista, fondo Pif che controlla ben quattro squadre della Saudi Pro League, ha spadroneggiato nelle trattative di molti campioni che giocavano in Europa.
Dacché l’Al Nassr acquistò Cristiano Ronaldo un anno fa i più avevano ipotizzato che la lega araba sarebbe stata una sorta di “cimitero degli elefanti” calcisticamente parlando. Un campionato per illustri campioni sul viale del tramonto che sarebbero andati a svernare mentre venivano coperti d’oro. Invece poi i colpi di mercato hanno detto tutt’altro.
Uno dei casi più emblematici probabilmente è quello di Milinkovic-Savic, passato dalla Lazio direttamente all’Al Hilal, dopo essere stato anni a dire di voler giocare la Champions League e misurarsi ai livelli più alti del calcio europeo. Ecco dunque che i più scettici hanno minimizzato sul fenomeno affibbiando alla Saudi Pro League l’etichetta di “bolla”. Un qualcosa che prima o poi scoppierà, come già successo con la Cina. Invece le cose stanno andando diversamente.
Saudi Pro League, questo è solo l’inizio
Quando in estate abbiamo assistito alle spese da capogiro da parte delle squadre arabe per fare razzia di campioni di tutte le età dall’Europa, in molti si sono augurati che potesse essere un fenomeno passeggero. L’idea che nasca un nuovo polo calcistico, non da una tradizione bensì dalla potenza economica, minaccia ulteriormente l’aura di romanticismo già molto compromessa di questo sport.
Nella stagione di maggior sforzo economico, dopo un investimento da parte del fondo sovrano saudita di ben 2 miliardi complessivi, i risultati stanno arrivanto. I numeri sono da record con una crescita esponenziale di introiti, spettatori e anche la media gol dei match, che quindi garantiscono spettacolo. L’interesse c’è e cresce, come infatti dimostra l’aumento delle emittenti che trasmettono il campionato arabo, salito a 38 e che attraverso esse arriva a ben 140 paesi.
I ricavi sono cresciuti addirittura del 650% e ora si punta a rifare gli stadi nel progetto che fa parte del piano ben più ampio denominato Saudi Vision 2030, un programma strategico promosso dal regno dell’Arabia Saudita per renderla il “cuore del mondo arabo e islamico” e diventare una potenza di investimento globale. Adesso l’obiettivo messo nel mirino è quello di arrivare ad un giro di denaro tale da poter impensierire addirittura la Premier League, conquistando di fatto il mondo del calcio.