Italia, la redenzione di Immobile: perché il cambiamento passa da Spalletti

Dopo la vittoria con l’Ucraina, l’Italia torna in corsa per il passaggio, nonostante il pari di Skopje contro la Macedonia, con gli azzurri che ne erano usciti impauriti: una consapevolezza però, quella di aver trovato in Ciro Immobile un capitano vero.

Note dolenti, certamente, ma anche qualche aspetto positivo. Perché pareggiare in Macedonia, specie dopo esser stati eliminati dalla nazionale di Elmas dal Mondiale appena qualche mese fa, è inaccettabile. E lo è ancora di più pensare che nemmeno questa volta gli azzurri sono riusciti a portare a casa il punteggio pieno.

Note negative guardando la classifica, che metteva seriamente a repentaglio il passaggio del turno della nuova nazionale di Luciano Spalletti, prima di una vittoria fondamentale, in casa, a San Siro, contro l’Ucraina.

Tre punti che livellano da capo la classifica, con tre squadre a sette punti, ma con la nazionale guidata dal tecnico di Certaldo che non ha avuto affatto tempo per lavorare.

Immobile capitano vero: da Mancini a Spalletti, qualcosa sta cambiando.

Note positive, però, sono quelle che arrivano da Ciro Immobile. Perché se la punta della Lazio con Roberto Mancini stava soffrendo enormemente posizionamento e astinenza da gol, il mister toscano ha fatto fuori immediatamente tutti i ferri vecchi, da Bonucci a Verratti, ma responsabilizzando Ciro Immobile.

Immobile
Italia, la redenzione di Immobile: perché il cambiamento passa da Spalletti – (LaPresse, TvPlay)

Il centravanti napoletano, infatti, ha ricevuto il riconoscimento della fascia da capitano della nazionale, con il criterio di anzianità sotto il punto di vista di gettoni collezionati. Aspetto non scontato, però, poiché fino a qualche settimana fa sembrava dovesse lasciare la selezione a momenti.

Con l’eventuale qualificazione a Germania 2024, invece, adesso, sarebbe Ciro il capitano dell’Italia. E lo ha fatto vedere subito in campo, perché se ancora lo stampo di gioco di Spalletti faceva fatica ad emergere in Macedonia, è chiaro come immediatamente le imposizioni tattiche sono sotto gli occhi di tutti: i terzini diventano quasi mezzali (vedasi il lavoro svolto da Di Lorenzo) con il mediano che si abbassa a terzo centrale.

E così Immobile, che fa gli stessi movimenti a cui ci ha abituato alla Lazio, adesso si ritrova al posto giusto, al momento giusto. E il gol segnato a Skopje, l’unico della partita, quello che porta in vantaggio gli azzurri, lo certifica.

Perché il movimento è da grande punta, specie il sottolineare che finalmente abbia smesso di galleggiare sempre in fuorigioco, ma soprattutto la rete che mette a segno, seppur si parli di tap-in palo e gol, ha un peso specifico.

Sebbene sia di semplice realizzazione, viene da chiedersi se senza la fiducia che ha collezionato nelle ultime settimane si sarebbe trovato al posto giusto al momento giusto, oppure, qualora fosse, se avesse siglato effettivamente la rete. E se un gol (di cui una punta è realisticamente dipendente) può essere anche valutata come un caso, non è possibile confondere le lacrime in panchina.

Immobile scoppia a piangere al momento del triplice fischio in Macedonia, perché qualcosa non funziona in questa nazionale e lo capisce anche lui, ma con la consapevolezza, adesso, che a cambiare le cose ci tiene come non mai, più che qualunque altra cosa.

E così, lavorando nella sua psiche, la panchina con l’Ucraina, a favore di un Raspadori falso nove, bello da vedere, ma oggettivamente meno funzionale, gli serve per capire che non è né intoccabile, né tantomeno insostituibile, ma che se vuole difendere quei colori, dovrà impegnarsi come un vero capitano.

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