A parlare a Tvplay.it è l’ex presidente del club bianconero che ammette: “Se in due anni perdi 240 milioni e ricapitalizzi con 700, qualche errore c’è. Con società quotate non si può essere arroganti…”
E’ stata una delle notizie del giorno. Una possibile cessione della Juventus sta facendo discutere parecchio e, nonostante la smentita di Exor e della bomba legata alla positività di Pogba, della vicenda se ne parla ancora tanto. A discuterne e a dire la sua un ex dirigente della Juventus che non sembra essere rimasto tanto sorpreso, anche perché per Giovanni Cobolli Gigli “non è tanto una sorpresa“, nel senso che “non è la prima volta che esce una notizia del genere“.
Per l’ex presidente del club bianconero, rimasto in carica dal 2006 al 2009, quella scritta da Il Giornale è al momento una “notizia non attendibile e lo dico col massimo rispetto e prendendo atto della smentita“, ma poi l’ex dirigente bianconero aggiunge del suo e a Tvplay.it spiega: “Io credo che Exor e l’attuale dirigenza stiano risanando i conti della società visto che ce n’è bisogno assoluto e urgente, ma poi messo a posto tutto e dato un appeal anche internazionale al club, credo che si possa andare sul mercato a cercare o un azionista di maggioranza o qualcuno che entri e accompagni la società“.
“L’arroganza non è permessa alle società quotate. Pogba? Aspettiamo prima di emettere sentenze”
Giovanni Cobolli Gigli non ha dubbi su quello che è successo, soprattutto per queo che riguarda la parte economica-finanziaria: “Sulla situazione economica ci sono stati degli errori, è talmente evidente, anche se ci sono stati risultati sportivi eccellenti con gli scudetti, c’è da dire che Exor ha versato 400 milioni di euro per ricapitalizzare e doveva pretendere qualcosa di più senza versare ulteriori 300 milioni di euro. Adesso c’è la fase di costruzione e penitenza, visto che non partecipiamo alle coppe e c’è la convinzione da parte dell’azionista di maggioranza di dover risistemare l’equilibrio economico-finanziario. Senza questo non si va da nessuna parte, una volta fatto questo, si penserà, forse, a metterla sul mercato. Ad ogni modo, se fai perdite di 240 milioni in due anni e hai bisogno di 700 mln di ricapitalizzazione, bene non hai fatto per nulla“.
Sentir parlare Cobolli Gigli è come ascoltare un calcio che non c’è più e lui è uno di quelli della “vecchia scuola“, ma soprattutto uno che ha cominciato a lavorare con la famiglia Agnelli, quella “vera” e a Tvplay.it ricorda ogni cosa: “Ho cominciato a lavorare per la famiglia Agnelli nel 1973 e, a parte una parentesi alla Mondadori, ho terminato fino al 2005 dal 2006, facendo il presidente della Juve. Facevo incontri con Gianni Agnelli e Gabetti, poi successivamente con l’amicizia con Umberto Agnelli e quella era la famiglia Agnelli. I giovani che sono venuti fanno del loro meglio, ma forse si sono dimenticati una serie di cose, l’educazione che c’era allora con persone di grande competenza e grande fascino, quel fascino che ti consentiva di non essere amati, ma molto rispettati. Sa che c’è che l’arroganza non è permessa in una società quotata in Borsa“. Si chiude con Pogba e con la positività, ma Cobolli frena: “Aspettiamo prima di dare giudizi o sentenze”