L’avvocato Paco d’Onofrio è intervenuto ai microfoni di TvPlay.
“ECCO PERCHE’ IL PROCESSO E’ STATO SPOSTATO” – “Quando si svolge un processo solo una può essere la procura competente. Ma quando partono le indagini non si sa quale sia. A volte è facile capirlo, ma quando ci sono azioni che possono riguardare più territori subentra il problema. In questo caso è stato detto che non si guarda alla sede legale della società ma alla sede della piattaforma, quella del calciomercato, che ha sede a Roma. Per cui visto che si fa riferimento a quello è stato deciso che la sede non sia quella di Torino ma di Roma”
“LE SENTENZE SONO IRREVERSIBILI” – “Un punto a favore per la difesa della Juventus, ma dal punto di vista penale non cambia molto. Cambia che l’impostazione accusatoria della procura di Torino è stata fatta propria dalla FIGC. Il problema è che il processo sportivo si è basato su una cosa che oggi non è più valida. Questa cosa suscita dubbi. Ad oggi si riparte solo dal processo penale. La questione che è il processo sportivo è finito. Ha preso i punti di penalizzazione sulla base di una impostazione accusatoria portata avanti da una procura che la cassazione oggi dice essere incompetente. Il discorso è che non si può tornare indietro. Quel campionato è finito. L’effetto delle sentenze è spesso irreversibile. A mio avviso non c’è nessuna logica per poter riaprire la dimensione sportiva di questa vicenda”.
“FIGC POCO PRUDENTE” – “E’ stata fatta confusione. Gli organi di giustizia sportiva non possono disporre liberamente dei tempi processuali. Sono dettati dal codice, che non è neanche delle federazioni. Se arriva la notizia di reato c’è un timing prestabilito oltre il quale non si può andare. Quindi se una critica si può muovere non è sulla velocità. Son da discutere i criteri, non i tempi. La procura FIGC ha preso quasi interamente l’impostazione di quella della procura di Torino. Su questo bisognava essere più prudenti. Una prima smentita c’era già stata. Il caso Orsolini era una di quelle trattative per la procura di Torino non regolare. Quella vicenda poi fu mandata a Bologna. Questa estate il tribunale di Bologna ha detto che erano tutti innocenti e che il fatto era giuridicamente irrilevante. Può capitare che quando un elemento passa da un tribunale ad un altro ci siano oscillazioni. Non è irrilevante se viene trattato da un tribunale o da un giudice piuttosto che un altro”.
“PATTEGGIAMENTO NON E’ AMMISSIONE DI RESPONSABILITA'” – “Non esistono risarcimenti in questi casi. O si accerta il dolo del giudice o altrimenti è una valutazione. La questione del patteggiamento è complessa. Verrebbe da dire che qualsiasi cosa succeda si abbia comunque passeggiato. Dall’altra viene da chiedersi avrei patteggiato se avessi saputo che la procura sarebbe passata da Torino a Roma? Il patteggiamento non ammette la responsabilità. Fu fatto per contenere il danno. C’era il rischio che la Juventus restasse fuori 2 anni dalla Champions League. Avrebbe preso la sanzione dalla FIGC dello scorso anno e dalla Uefa quest’anno. Come strategia hanno deciso di contenere il danno relegandolo nella stagione precedente e ripartendo questa stagione da zero”.
“NIENTE SENTENZA PRIMA DI DUE ANNI” – “Adesso la procura tutti gli atti ripetibili li deve rinnovare. La fase istruttoria sarà nulla. Prima di due tre anni a mio avviso non si arriverà ad una sentenza. Difficile che si chiuda prima di due anni. E’ un procedimento piuttosto longevo”.
“LA JUVENTUS HA FATTO BENE A CONTENERE IL DANNO”- Una strategia difensiva si misura con la contestualità. In quel momento una serie di fattori portava a pensare al rischio di due stagioni fuori. Lungi dall’essere una resa, il patteggiamento è altro. Nel sistema pensale chi patteggia è qualcuno che vuole contenere la pena, in quello sportivo ci sono elementi che vanno in una direzione che obbligano ad un ridimensionamento della strategia difensiva. In quel momento hanno fatto bene a contenere il danno. Gli avvocati della Juventus valutano le norme e i procedimenti. Loro stavano lavorando la FIGC sapendo che c’era la Uefa, che in base all’esito avrebbe deciso. La linea morbida della Uefa è una conseguenza dell’atteggiamento più morbido assunto dalla Juventus. In passato venne fatto anche nel caso del Milan”.
“LA GIUSTIZIA SPORTIVA VA RIFORMATA” – “L’unica soluzione è una riforma della giustizia sportiva. Mi dispiace che una vicenda così grave abbia aperto gli occhi a tutti. In cuor loro i presidenti delle altre squadre sanno che certi meccanismi non vanno bene. Dietro ci sono vite aziendali e personali. Ci sono diritti costituzionalmente protetti. Vanno amministrati con prudenza. Ho apprezzato le parole di Abodi, che ribadì la necessità di rivedere le regole. Il processo sportivo deve essere breve, ma all’interno di questa celerità alcune garanzie devono essere assicurate. Quale imprenditore metterebbe soldi nel calcio se il sistema non garantisce risposta pronta? Il calcio merita una riforma seria”.
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