“Taremi e Azmoun star dell’Iran, ma vanno tutelati” I rischi di essere calciatori iraniani oggi

Il blogger italo-iraniano Saman Javadi ha commentato gli arrivi di Sardar Azmoun alla Roma e quello quasi ufficiale di Mehdi Taremi al Milan.

Tra poco in Serie A potremo vedere ben due calciatori iraniani, i più rappresentativi. Uno è già arrivato alla Roma in prestito ed è Sardar Azmoun, l’altro è vicinissimo al Milan ed è Mehdi Taremi. I due sono accomunati non solo dal talento in campo, ma anche dalle prese di posizione forti fuori dal rettangolo di gioco.

Oltre ad aver apertamente sostenuto posizioni contro la repressione e la violenza sulle donne da parte del governo dell’Iran, fece scalpore la decisione di non cantare l’inno insieme al resto della squadra nazionale nel primo match del Mondiale in Qatar contro l’Inghilterra. Una decisione che mandò su tutte le furie il governo che poi fece pressioni a dir poco pesanti affinché il fatto non si ripetesse mai più.

Abbiamo parlato di questo e molto altro insieme a Saman Javadi, blogger italo-iraniano appassionato di calcio che i followers di Tvplay hanno già avuto modo di conoscere durante le dirette su Twitch.

La presenza di due calciatori iraniani così importanti in un campionato come la Serie A sta avendo risalto nel paese?

Assolutamente, il Milan in particolare è molto amato in Iran. Non a caso nel 2013 si tenne un’amichevole a Theran tra le vecchie glorie del Milan, quindi Maldini, Gattuso, Baresi, ecc. contro ex giocatori del Perspolis. Il risalto in generale è tantissimo, stiamo parlando della coppia d’oro di attaccanti dell’Iran e dell’Asia. È un grande onore per gli iraniani e vedere chi ce la fa partendo da lì riempie di gioia i connazionali.

Tuttavia entrambi questi giocatori in passato hanno criticato la violenza del regime schierandosi dalla parte delle proteste per i diritti delle donne, la loro fama risulta intaccata o fortificata da queste prese di posizione?

Sono state prese di posizione avvenute in tempi diversi. Nel caso di Azmoun parliamo di fine settembre, quando la protesta era scoppiata. Fece quella storia in cui disse “Vale molto di più il capello di una donna della mia presenza in nazionale” ma poi la tolse perché i giocatori non possono usare i social mentre sono in ritiro, che vale un po’ per tutti i calciatori. Si è esposto tanto quindi, ma ha guadagnato tanta popolarità agli occhi di chi protestava per la morte di Mahsa Amini, ragazza 22enne iraniana, è morta dopo essere stata arrestata perché non portava il velo in modo corretto.

E Taremi?

Lui invece è partito dalla posizione opposta, perché durante un’amichevole pre-Mondiale segnò contro l’Uruguay e esultò. Questo quindi gli portò molto odio e insulti perché mentre nel paese le persone subivano la repressione l’immagine di lui che festeggiava non fu vista bene e questa macchia è rimasto per sempre su di lui. Si tratta però di detrattori principalmente politici, non sportivi. Quando poi qualche mese più tardi dopo il Mondiale e a ridosso delle prime condanne a morte lui scrisse sui social “Non sono questi i principi dell’Islam”. Un attacco a sorpresa, perché lui non si era mai dichiarato contro la repubblica islamica.

Infatti Taremi se non sbaglio viene anche da una famiglia piuttosto conservatrice.

Sì, suo padre è stato anche dipendente pubblico e lui non è mai passato per un dissidente o un ribelle. Infatti ha rischiato molto, perché se ti metti contro il governo anche se lui è in Portogallo la sua famiglia in Iran poteva essere in pericolo. Per questo è stato ancora più sorprendente.

Questi gesti hanno subito una narrazione differente in Iran?

Sicuramente perché di media indipendenti ce ne sono 3 o 4, tutti gli altri sono collegati al governo in diversi modi. I media ufficiali censurano certe cose o le riadattano secondo la linea. Quelli indipendenti riportano evitando la censura per quanto possibile e rischiando, però c’è un altro problema, i social ed il fact-checking.

Prima della Coppa del Mondo venne arrestato Voria Ghafouri, come andò a finire?

Lui fu il capitano dell’Esteghlal, la mia squadra del cuore dove ha allenato anche Andrea Stramaccioni. Venne arrestato il giorno prima del match contro il Galles, quindi già al Mondiale. Puoi immaginare quanto possa aver impressionato i compagni di squadra. Non è stato neanche il primo, un altro era Azadani, quello che rischiò la condanna a morte, poi condannato a più di 20 anni di carcere. Inoltre i giocatori subirono anche tante pressioni da parte dei dissidenti del governo, che si trovavano fuori dall’Iran e che prendono di mira la nazionale per colpire il governo.

In pratica i calciatori si trovarono “tra incudine e martello”…

Esattamente. Quindi per evitare che passassero da “martiri” la posizione del governo si ammorbidì. Innanzitutto dopo la vittoria contro il Galles Ghafouri venne scarcerato, così come tanti altri arrestati durante le proteste. La vittoria fu usata quindi come pretesto da parte del governo per apparire “magnanimi”.

Invece quando i calciatori della Nazionale fecero ritorno in patria dopo l’eliminazione dal Mondiale?

Il vero problema fu quello rappresentato dai dissidenti che nel momento delle proteste utilizzarono tra le varie cose anche le foto ufficiali di rito dei calciatori in cui sono sorridenti per accompagnarle alle immagini della repressione, oltre ad altre accuse pesantissime e questo scatenò l’odio su di loro. Però quando i calciatori tornarono in Iran utilizzarono i soldi del premio per la vittoria contro il Galles per pagare le cauzioni di tante persone arrestate durante le manifestazioni.

Azmoun e Taremi, Iran. (ansa-tvplay)
Azmoun e Taremi, Iran. (ansa-tvplay)

Che vita li aspetta ora in Italia?

Taremi in particolare si sta prendendo una grande responsabilità perché avrà gli occhi puntati addosso più di tutti. Il Milan non è il Porto, è uno dei top club più blasonati del mondo. Dal punto di vista degli iraniani, chi ama il calcio sta piangendo di gioia, perché si parla del Milan. Al tempo stesso però i suoi detrattori ora gli saranno addosso, credo infatti che la società Milan si preoccupi anche della sua sicurezza. Se un gruppo di dissidenti vuole colpire la repubblica islamica può avvicinarlo, perché ora lui è più in vista che mai e può avere tantissimo consenso.

 

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