La vittoria di Udine proietta la Juventus nel terzo millennio dopo anni di l’oscurantismo allegriano. Con l’arrivo di Magnanelli, scuola De Zerbi, che cambia tutto
Bastava poco, in effetti. Forse servivano meno olio di ricino e più Magnanelli per far tornare la Juventus a giocare a calcio. Perché lo squadrismo tattico del 3-5-2, interpretato come un modo di stare con un baricentro bassissimo, senza aggressione alta o interscambi posizionali degni di questo nome, aveva condotto quella Juve ad esser il paradigma dell’arretratezza culturale del calcio in Italia.
Dire che dipende tutto dall’arrivo nei quadri tecnici della Juventus di Francesco Magnanelli alla corte di Massimiliano Allegri è eccessivo. Dire che la richiesta di un calcio diverso arrivata dagli stessi calciatori (come ha testimoniato Chiesa a fine gara), probabilmente dalla proprietà e dall’inevitabile scorrere del tempo abbia imposto un cambiamento a chi propinava l’idea che il calcio sia semplice, quasi banale.
Magnanelli è stato uomo che ha interiorizzato il calcio di Roberto De Zerbi a Sassuolo, ne ha visto proseguire l’opera da Dionisi. Lo svuotamento degli spazi sulle catene, 7 uomini in pressione su due linee nella trequarti, la ricerca degli spazi intermedi sono quegli elementi che hanno condotto ad un unico commento: ma è la stessa squadra dello scorso anno?
Fiumi di parole, molte inutili: il calcio sconfessa Allegri
Si fa presto a dire che il calcio è semplice. Si fa presto a dire che bisogna passarla al compagno avanti. Che è banale il calcio: perché bisogna fare due cose, attaccare e difendere. “Allegri dice che il calcio è semplice? Non sono d’accordo“. Roberto De Zerbi, alla Gazzetta, qualche giorno fa, ha chiarito molto bene cosa significa guardare oltre. “Credo che il risultato sia l’ultima cosa. Se perdo mi girano i coglioni, ma il risultato non giustifica tutto. Ho dato la mia vita per il calcio, se mi fermassi solo al risultato, a un rigore dentro o fuori. Mi sentirei una merda. Io voglio vincere con il mio stile. Lo stile è in tutto“.
Quello stile rinnovato nel modo di stare in campo che ha esaltato Chiesa e Vlahovic, che ha donato nuova vita alla Juventus. La migliore dal punto di vista del gioco dal post Sarri in poi. Con una conseguenza non banale: è stata anche la Juventus che ha fatto risultato con maggiore facilità e senza subire gol. Anche perché a cercare il solo ‘musetto avanti’, la Juve si è strangolata con le sue mani nelle ultime due stagioni, in Italia ed in Europa. Questo anche al netto dei processi sportivi.
Quella che arriva da Udine è una lezione vera. Per Allegri, per tutti coloro che difendono un’idea di un calcio che non esiste.