Carlo Mazzone, lo storico vice Leonardo Menichini in Esclusiva: “Se ne va un fratello”

La morte di Carlo Mazzone ha lasciato un grande vuoto in ogni appassionato di calcio e ovviamente anche nel suo storico vice Leonardo Menichini.

Abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare il mister in Esclusiva che ci ha raccontato qualche aneddoto sul grande professionista e l’immensa persona del tecnico romano. I due hanno collaborato dal 1991 al 2003 con Menichini che gli è stato vice sulle panchine di Cagliari, Roma, Napoli, Bologna, Perugia e Brescia.

Menichini su Mazzone
Leonardo Menichini sulla morte di Carlo Mazzone (ANSA) TvPlay.it

Il racconto di Menichini inizia così: “Lo chiamavamo ‘il maestro’ e questo dice tutto. Era un maestro di vita e maestro di calcio. Per quanto riguarda fuori dal campo stare con lui era uno spasso, uno spettacolo. C’era sempre da imparare e da divertirsi, nelle innumerevoli serate fatte insieme con lo staff. Era un uomo molto generoso a tutti i livelli sia lavorativamente parlando che personalmente. Si andava a cena e non c’era verso di pagare una volta con lui. Regali ai giocatori, ai magazzinieri, massaggiatori era un uomo veramente generoso”.

Quando si parla di calcio il mister fa notare le intuizioni di Mazzone, anche alcune che non molti ricordano:A livello calcistico era un allenatore fortissimo, basti pensare le intuizioni che ha avuto. Tanti non sanno che Giannini quando siamo andati alla Roma l’anno prima aveva fatto 11 gol da trequartista e lo trasformò in centromediano metodista, play davanti alla difesa. Di Andrea Pirlo sanno tutti che faceva fatica da trequartista, una sera a cena mi disse che voleva metterlo dietro e gli dissi di parlarci. Gli chiese di giocare venti metri più dietro perché aveva visione di gioco, sapeva giocare a calcio, destro e sinistro, e poi gli fece la battuta e gli disse che le punizioni le avrebbe tirate ugualmente. Io sono stato con lui per lungo tempo e ha sempre giocato a calcio. A livello estetico il miglior calcio si è fatto a Bologna con il 4-2-3-1 che oggi va tanto di moda. K.Andersson era la prima punta con Signori sotto e larghi Binotto e Fontolan o Nervo. I due mediani erano Marocchi e Ingesson, dietro c’erano Paramatti, Bia, Mangoni e Tarantino o Bettarini con Antonioli in porta”.

E sul modulo: “Quello che mi sono portato dietro è che mi diceva di non essere schiavo dei moduli. Un’idea si deve avere per la costruzione di gioco, ma se non funziona non si deve essere testoni, ma si deve mettere i giocatori a fare quello che sanno fare. Quando vogliamo cambiare ruolo ai giocatori è solo un rischio, poi ci devi mettere i tuoi concetti ma non devi essere schiavo del modulo mai. Devi guardare la rosa a disposizione e scegliere qual è la soluzione migliore a livello tattico”.

Il ricordo di Menichini
Le parole di Menichini su Mazzone (ANSA) TvPlay.it

Un uomo che era un professionista serio, che credeva ancora nei valori del calcio: “Quel giorno a Perugia nel 2000? Fu una partita stranissima. Eravamo partiti, poi ci siamo fermati per un nubifragio durante l’intervallo. Siamo stati tantissimo tempo a controllare il campo. Poi si è ripreso e fece gol Calori. Anche lì, non ce n’era bisogno, ma ha dimostrato la massima professionalità, da romanista fece vincere uno scudetto alla Lazio a testimonianza che nello sport i valori erano per lui la prima cosa”.

Quando chiediamo a Leonardo Menichini se Carlo Mazzone era stato un suo amico il mister si ferma un attimo a prendere fiato, lo sentiamo commuoversi dalla voce e riprende: È stato un amico, un padre calcistico, un fratello, non so che aggettivi trovare. Si è vissuto insieme. Io e la mia famiglia ci stringiamo attorno ai suoi cari, ai suoi familiari. È una notizia che non avrei mai voluto sentire. Questo però non cancella il ricordo di quello che abbiamo vissuto insieme”.

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