Tutto o quasi ruotava attorno alla clausola. Il contratto col ct parte dal 1° settembre per “ammorbidire” la somma dovuta a De Laurentiis
E alla fine fu Luciano Spalletti. E’ lui a prendere il posto del dimissionario Roberto Mancini. Dopo un breve tira e molla a distanza con il suo ex presidente Aurelio De Laurentiis, la Federcalcio e il tecnico di Certaldo hanno deciso di “sposarsi” in barba alla clausola-penale che il tecnico ha col Napoli e l’hanno annunciato a tutti. Un matrimonio che scalda i cuori di tanti tifosi, forse un po’ meno quelli partenopei che hanno dovuto dire addio al tecnico campione d’Italia in maniera un po’ forzata. Il presidente Gravina, nonostante avesse telefonato anche ad Antonio Conte, voleva solo e unicamente Luciano. E così è stato. I due si sono visti a Firenze, è bastato poco per trovare un accordo sui soldi, un po’ di più sulla strategia da adottare con il vulcanico Aurelio De Laurentiis.
Una strategia che però non è proprio una strategia studiata nei minimi dettagli. La sintesi è: noi lo facciamo, poi succede quel che succede. Da una parte c’erano i legali di Luciano, dall’altra gli storici avvocati della Federazione, tutti sono convinti di essere nella ragione, ma c’è un particolare che sfugge a tanti. E che l’esperto e preparato avvocato Mattia Grassani non fa che ripetere a tutti: “E’ un contratto vero e proprio, non tanto una clausola e basta“. E i contratti si devono rispettare. E’ un vincolo a cui Spalletti aveva promesso e garantito che avrebbe rispettato, costasse quel che costasse. Ma così non è stato. E De Laurentiis, c’è da giurarci, gli presenterà il conto.
Accordo fino al 2026 a 3,2 milioni di euro. E sarà 4-3-3 ma non fisso
Appena sarà ufficiale, il patron del Napoli farà partire una Pec (già pronta da tempo) per avviare l’iter legale e ottenere la penale da 3,2 milioni di euro, ad oggi, poi dal 1° settembre il valore della penale (questi erano gli accordi) calerà a 2,7 milioni di euro. Ma sempre Spalletti dovrà riconoscere al Napoli. E dato da non sottovalutare è che, il contratto non partirà da subito ma al primo giorno del nuovo mese. E questa è una sorta di conferma che la clasuola-penale conta eccome. E lo sa bene anche la Federcalcio, altrimenti, una volta dato l’annuncio perché non fare tutto e subito? Semplice, tempo e maniera per studiare tutto e non arrivare impreparati. Spalletti guiderà la nazionale, ma Aurelio, a meno che in queste settimane non ci ripensi, avvierà la battaglia legale con l’invio della Pec per far rispettare gli accordi.
Spalletti è convinto di spuntarla, ma sa bene che sarà dura. Nel frattempo, il tecnico di Certaldo sarà pronto a firmare un contratto di 3,2 milioni di euro (guarda il caso la stessa somma della penale ndr) d’ingaggio fino al 2026. Tutto lo staff sarà rivoluzionato, anche quello deciso il 4 agosto quando ancora c’era Mancini. Arriveranno i storici assistenti come Daniele Baldini e Marco Domenichini e il preparatore atletico Francesco Sinatti. Resteranno, del rinnovato staff azzurro annunciato il 4 agosto scorso, gli ex campioni del mondo Gigi Buffon, capo delegazione, e Andrea Barzagli, collaboratore tecnico. Si partirà il 4 settembre a Coverciano con il primo raduno per preparare le due decisive partite di qualificazione a Euro 2024 con la Macedonia del Nord e con l’Ucraina, il 9 a Skopje e il 12 a Milano. Il modulo di partenza sarà il 4-3-3 e sarà la base, ma occhio anche al 4-2-3-1 di spallettiana memoria. Si vorrà affidare a un progetto nuovo, verosimilmente ai suoi del Napoli, ma anche a Lazio e Sassuolo che giocano con il medesimo assetto. Lui non vede l’ora di cominciare, ma certo quella clausola un po’ di fastidio glielo provoca. Ma è anche vero che aveva promesso che sarebbe stato fermo. E non è vero che la Nazionale è la Nazionale, o meglio certo che è così, ma è altrettanto certo che i contratti o vincoli una volta firmati sono sacri o quasi.