Agnelli squalificato, pesa la “manovra stipendi”: le motivazioni ufficiali. L’ex presidente della Juventus squalificato per 16 mesi dal Tribunale Federale
E’ stato l’unico tra i membri dell’ex management della Juventus a rifiutare la procedura del patteggiamento davanti alla Giustizia Sportiva in merito alla cosiddetta manovra stipendi, il segmento più significativo dell’inchiesta Prisma condotta dalla Procura della Repubblica di Torino a carico del club bianconero. Andrea Agnelli ha scelto di percorrere una strada diversa da quella intrapresa dagli altri ex dirigenti.
L’ex presidente ha sempre rivendicato la correttezza dell’operato suo e della società, anche nel periodo di tempo in cui secondo i magistrati sono state commesse gravi irregolarità nella stesura dei bilanci. Ed è proprio per questa ragione che Andrea Agnelli ha voluto rinunciare alla scorciatoia del patteggiamento, scegliendo lui solo di andare a processo.
La sentenza di primo grado emessa dal Tribunale Federale ha invece confermato l’impianto accusatorio: Agnelli è stato condannato a 16 mesi di inibizione e 60mila euro di ammenda. Una squalifica piuttosto pesante che nelle prossime settimane dovrà passare al vaglio della Corte d’Appello Federale e in ultima analisi del Collegio di Garanzia del CONI. Era o nel frattempo attese le motivazioni della sentenza di primo grado, motivazioni che sono state pubblicate qualche ora fa e che non risparmiano pesanti accuse nei confronti dell’ex presidente della Juventus.
Agnelli squalificato, la manovra stipendi è decisiva: le motivazioni ufficiali sono molto dure
Il dispositivo emesso qualche ora fa non è affatto tenero nei confronti del manager piemontese: “La manovra stipendi 2019-2020 costituisce dato di fatto oggettivo che la stessa abbia avuto quale effetto immediato e concreto di evitare l’appostazione in bilancio di costi e/o debiti per circa 90 milioni di euro, onde non può dubitarsi della contrarietà di siffatto modus operandi al principio contabile di competenza economica e, conseguentemente, anche della violazione del principio di par condicio con le altre società consorelle della Lega Nazionale Professionisti Serie A in punto di equilibrio economico finanziario“.
La seconda parte del comunicato è ancora più dura nei confronti del figlio di Umberto Agnelli che ha guidato la Juventus dal 2010 al 2022. “Le risultanze istruttorie consentono di affermare con ragionevole certezza l’apporto causale del dott. Andrea Agnelli nella cosiddetta manovra stipendi 2019/2020. Ed invero, anche a volere escludere che il Presidente Agnelli sia stato l’unico ideatore della manovra, di certo non può verosimilmente escludersi che sia stato parte integrante ed essenziale di questa“. A questo punto Andrea Agnelli farà certamente ricorso alla Corte d’Appello Federale.