Serie A, istruzioni per l’USA: da Timothy Weah a Gianluca Busio, tutti gli americani d’Italia

Serie A, Timothy Weah approda alla Juventus, ma non è l’unico americano nel nostro campionato: i nomi più importanti.

“Abbiamo mangiato i loro hamburger, abbiamo indossato i loro jeans, ma nel calcio vogliamo comandare noi”. Questa frase di Fabio Caressa – pronunciata nell’anno del Mondiale vinto dall’Italia durante l’introduzione della partita degli azzurri contro gli States – sta per compiere 18 anni, ma da allora le cose sono un po’ cambiate. Nel calcio non “comanda” più l’Italia (almeno non come prima) e l’America è una terra di grandi promesse.

Weah USA
Weah, dagli USA alla Juve (LaPresse-TvPlay.it)

Restano tutti patiti del baseball, ma il calcio moderno si è reso conto che anche in America sanno giocare a pallone. Molti talenti sono proprio l’eccezione che conferma la regola, gran parte dei quali sono passati per l’Italia. L’ultimo, in ordine di tempo, è Timothy Weah. Arrivato dal Lille alla Juventus per 12 milioni di euro: Weah, suo malgrado, è già famoso in Italia proprio grazie a suo padre George. Icona del calcio nostrano a metà anni ’90.

USA e getta: tutti gli americani che hanno fatto fortuna (e non) in Italia

Nel Milan al sapore di storia e trofei. Questi, tuttavia, non sono gli unici americani che hanno accarezzato l’erba italica: bisogna tornare indietro di 23 anni, stagione 2000, per ricordare Sergino Dest. Nato in Olanda con passaporto americano: il Milan lo prese in prestito dal Barcellona, ma la sua esperienza fu più nera che rossa. Non ha brillato, per dirla in maniera eufemistica. 14 apparizioni in ogni competizione, finito ai margini della squadra a metà stagione: le aspettative furono più grandi della fama.

Bradley Roma
Bradley ai tempi della Roma (LaPresse-TvPlay.it)

Discorso diverso per il ben più noto Weston McKennie, arrivato alla Juventus nel 2020: 5 gol per lui nella prima stagione con la Vecchia Signora, l’anno successivo i gol furono 3. Ancora suo il record di americano più prolifico di sempre in Italia, prima di andare al Leeds in prestito. Il cartellino, però, è ancora bianconero. Passiamo a Tanner Tessmann: comprato dai Dallas F.C., è arrivato a Venezia nel 2021. 22 anni, tre gol nell’ultimo campionato Cadetto. Sweet home Alabama.

Non solo Weah, da McKennie a Busio fino a Bradley

Restando in Laguna troviamo Gianluca Busio: trequartista con movimenti da predestinato, 2002 con la 10 come certezza. Grande responsabilità e perno di centrocampo negli ultimi due anni a Venezia. Sempre rimanendo nella Città del Festival del Cinema, annoveriamo nella lista a Stelle e Strisce anche Novakovich: 101 presenze, però, le ha fatte laddove Calcutta deve il suo successo. A Frosinone. Nel 2022 passa in Laguna con risultati incoraggianti.

Milan Onyewu
Onyewu al Milan (LaPresse-TvPlay.it)

Alexei Lalas, invece, ci riporta agli anni 94-96: è lui il primo non italo-americano ad aver giocato in Serie A. Noto per la capigliatura alla Chuck Norris (che negli anni del Mondiale USA fece scuola) e una vita da rocker intrapresa secondariamente che non fece altro se non alimentare l’alone di mistero che contorna la sua figura. Arrivando, con un balzo spazio-temporale di appena 14 anni, al 2009 torna alla carica Oguchi Onyewu: l’americano più rosso (di rabbia) che nero, perchè quando era al Milan aveva la nomea di essere abbastanza fumantino.

Onyewu e la rissa con Ibra

Se lo ricorda bene Ibra: lo svedese, dopo un tackle scivolato di troppo da parte dell’allora compagno di squadra, fece partire la rissa. Cronache (rossonere) di spogliatoio. Nella Capitale, sponda Roma, troviamo prima Bradley e poi Reynolds: uno arriva dal Chievo e resta nella Città Eterna fino al 2014, l’altro staziona un anno in piena pandemia. Meteore vecchie e nuove lasciano il posto a Sztela, Lassister e Ferrari.

Altro bel trio tra rimpianti e ricordi sfumati: hanno giocato rispettivamente con Brescia, Genoa e Sampdoria senza mai lasciare il segno. Il primo venne ricordato per un coro particolarmente originale: le Rondinelle, infatti, erano solite cantare “Sztela Stai” sulle note di Umberto Tozzi. Un tributo non proprio gratificante, per la carriera più che per la canzone, visto che il suo cielo – con effettivo riscatto – l’ha trovato a New York: nei Cosmos, la stessa squadra di Pelè, dove ha militato sino al 2020.

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