Il nuovo DL contro l’antisemitismo stravolge la Serie A e quello che finora è stata la legislazione in materia di condotta negli stadi.
Il nuovo Documento Legislativo parla chiaro: basta antisemitismo negli stadi. Questo è quello che Abodi, Ministro dello Sport, e Gabriele Gravina, massimo esponente della FIGC, vogliono gridare a gran voce e sottoscrivere nel nuovo Documento che dal prossimo anno sarà norma su tutti i campi di Serie A e non solo. In primis basta con la maglia numero 88, sia sugli spalti che in campo, chiaro riferimento – nella kabala di certe coscienze – a nostalgie del passato: basti pensare che l’H è l’ottava lettera dell’alfabeto, l’equazione con il nazismo e i suoi richiami è presto fatta.
Poi c’è la contingenza dei cori. L’antisemitismo verrà equiparato al razzismo. L’arbitro – in caso di manifestazioni antisemite da parte di una o entrambe le tifoserie presenti allo stadio – sarà autorizzato a interrompere il match per richiamare l’attenzione sugli spalti. Avrà anche la collaborazione degli speaker presenti allo stadio. O il clima torna sereno in pochi minuti, oppure il match dapprima interrotto diviene automaticamente sospeso.
Questo è il pugno duro che si vuole utilizzare allargato all’offesa territoriale: cori contro la città e manifestazioni d’odio. Insomma, la parola d’ordine è rispetto. Di tutti. Nello spirito della competitività, ma senza indugiare in ambiti che poco hanno a che fare con il confronto sportivo e sfociano soltanto in ghettizzazioni inaccettabili. Questo è stato deciso e troverà presto anche una collocazione, visto che l’iter è ormai alle firme. Pertanto, se ipoteticamente fosse passato prima, partite come Lazio-Cagliari del 2017 (quando i tifosi biancocelesti fecero trovare adesivi in Curva con Anna Frank vestita con la maglia giallorossa) o Roma-Livorno del 2006 quando i tifosi giallorossi esposero lo striscione in Curva Sud “Lazio-Livorno stessa iniziale, stesso forno” andavano sospese.
Lo stesso vale per Verona-Napoli quando, sia quest’anno che due anni fa, sono stati rivolti cori razzisti ad Osimhen e dimostrazioni di antisemitismo con “saluti romani” nel corso della partita e cori non proprio conformi alla situazione attuale che vede comunque un Paese civile e civilizzato lontano da determinate suggestioni. Exploit che è costato anche 12.000 euro di multa alla società scaligera. Anche i club, quindi, saranno chiamati a monitorare la condotta del proprio pubblico.
Si cercherà di viaggiare tutti nella stessa direzione: quella che vorrebbe un calcio inclusivo lontano da barriere e impedimenti sociali e culturali. Ranieri insegna: dopo la promozione in Serie A del Cagliari, ha arringato il proprio pubblico perchè fischiava gli avversari. L’allenatore romano ha chiesto a gran voce il rispetto di tutti. In quel caso l’antisemitismo non era – fortunatamente – protagonista, ma la sostanza non cambia. Un determinato tipo di rieducazione deve partire (anche) dal campo. Oltre che dai dicasteri della politica.
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