Pirlo e Gattuso rappresentano due facce della stessa medaglia: allenatori in cerca di gloria ed esponenti di un calcio in disuso.
Parlare di romanticismo nel calcio di oggi, specialmente dopo l’epopea Maldini, risulta difficile. Provarci, però, non costa nulla. O quasi. Chiedere a due personalità che di cose ne hanno viste ma non si sono ancora stancati di sognare. Gattuso e Pirlo, Pirlo e Gattuso. Due facce della stessa medaglia: cresciuti a pane e pallone, quando ancora il calcio era (o sembrava) essere di tutti. Ora troviamo un’inversione: l’Arabia sembra farla da padrone e i soldi prendono sempre più il largo.
Parlare di ipertrofia mediatica e guadagni da capogiro sarebbe più semplice, ma loro due – non certo per la vana gloria – provano a fare altro. Gattuso in Arabia Saudita ci va, allena (di nuovo) Koulibaly per 15 milioni di euro all’anno. Pirlo approda alla Sampdoria per molto meno. Sembrano due modi opposti di vedere il calcio, invece – a ben guardare – sono speculari. Entrambi, dopo una carriera sfavillante da giocatori, provano a riprendersi gli onori dopo qualche stop non previsto da allenatori.
Lo fanno certamente per guadagnare qualcosa, ma al primo posto mettono la gestione. E lo fanno fuori dalla Serie A: uno lasciando definitivamente lo Stivale e l’altro attraverso un passo indietro. Una specie di “purgatorio” dopo l’esperienza in bianconero e la parentesi in Turchia terminata prima del tempo. Scelgono due realtà diverse per cercare di portare in auge un calcio che non c’è più: quello – per intenderci – che ha portato Ranieri a Cagliari o Grosso (finché ha potuto) al Frosinone.
Un calcio dove conta la grinta, ma valgono ancor di più le strette di mano. Dove serve ripartire insieme se si vuole arrivare da qualche parte e soprattutto dove regna la pazienza e non la fretta. In Serie A (e nel resto d’Europa) c’è una pressione ai massimi livelli che coinvolge tutte le prime categorie: si parla tanto di seminare, ma poi provare a portare qualcosa di diverso (come strenuamente ha cercato di fare Spalletti al Napoli) viene condannato se non garantisce risultati subito.
L’immediatezza come bonus: questa può essere semmai un valore, ma pretenderla come prassi sta lentamente ammazzando una nazione che sembra non avere più stimoli. Gattuso e Pirlo, sportivamente parlando, ripartono da un foglio bianco. L’auspicio per tutti è che possano scrivere una storia più simile al passato. Per dimostrare ancora che certi valori non sono passati di moda, nemmeno in mezzo al campo.
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