Mourinho e Friedkin gettano le basi per la nuova Roma. I due si sarebbero incontrati recentemente in vacanza per parlare (anche) di lavoro.
Penna, fucile ed occhiali. Le pinne non servono, almeno per ora, il resto sì. In vacanza Mourinho fa qualche bagno, ma nuota agilmente. Annaspa, invece, sulla terraferma ma solo quando è in cerca di certezze. Come ad esempio un contratto che deve essere rinnovato. Lo Special One resta a Roma per un altro anno, come d’accordo, ma il futuro è un’incognita. Punto interrogativo che potrebbe essere risolto con una firma. Ecco perchè la penna può contare più delle pinne, specialmente quando sotto l’ombrellone – in quel di Cascais – viene a trovarti Dan Friedkin. Direttamente con l’aereo privato.
Mourinho era a Setubal, ma ha raggiunto il Presidente giallorosso. Un pranzo informale, ma nessuno ha indossato gli infradito troppo a lungo: vale a dire che i toni leggeri si sono fatti importanti non appena il discorso è andato a finire sul mercato. Friedkin ha voluto ringraziare di persona lo Special One per aver rifiutato l’Arabia Saudita: “No, grazie”. Senza pensarci due volte. Un gesto che il texano non dimentica. Rispetto che, tuttavia, deve essere ripagato.
Magari con un rinnovo all’altezza e, stavolta, non si parla soltanto di soldi. Il punto sono le garanzie: l’allenatore portoghese vuole un progetto vincente, più colpi alla Dybala e meno flop alla Wijnaldum. È stato chiaro in un incontro che ufficialmente non è avvenuto, ufficiosamente invece ha aperto le manovre della Roma che verrà. Altri due anni con Mou, questa è l’intenzione della famiglia Friedkin esplicitata allo Special One mentre arrivavano gli antipasti.
Il tempo dei primi ed è stato tirato in ballo il nome di Tiago Pinto. Mourinho non si sbilancia, ma è chiaro che preferirebbe un’interfaccia diversa: non può e non vuole accontentarsi di vedere Friedkin di quando in quando – nonostante il Patron e suo figlio siano comunque molto presenti – l’ex Inter vorrebbe un uomo forte a fare da raccordo. Totti, Boniek, la pazza idea Maldini. Se ne sono dette di ogni a quella tavola, ma da semplici indiscrezioni devono diventare propositi.
Il sì di Mourinho c’è – “Sono un uomo serio, quello che dico faccio” – ma solo a patto che le criticità attuali trovino una sistemazione. Aouar e Ndicka non possono essere gli unici innesti di mercato e soprattutto non è possibile che portino ancora la stessa mano: quella di Tiago Pinto. In scadenza con la Roma e ansioso di chiudere gli accordi per le ultime cessioni: Kluivert e Tahirovic erano solo i primi della lista, Volpato e Missori pronti a seguire a ruota.
Poi c’è un contratto da discutere che, verosimilmente, non verrà rinnovato. La realtà dei fatti – al netto di sorprese e piacevoli pranzi – è che il futuro di Mourinho nella Capitale dipende (anche) da Tiago Pinto. Quel “No, grazie” agli arabi è stato lo spartiacque tra prima e dopo. A Roma, per forza di cose, domani non può essere uguale a oggi.
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