Rudi Garcia approda a Napoli. Grande festa, ma ancora leggero scetticismo da parte della piazza: le aspettative sono un’arma a doppio taglio.
Cordialità e intesa. Due parole su cui si è basata la prima conferenza stampa di Rudi Garcia al Napoli, in grado (forse) di mettere a tacere qualche dubbio circa l’arrivo del tecnico francese dalle parti di Castel Volturno. Tuttavia i dubbi nella piazza restano: nessuno condanna l’allenatore anticipatamente, ma il destino potrebbe aver giocato un brutto scherzo al francese. In primis torna in Italia dopo due anni e mezzo alla Roma in cui ha collezionato due secondi posti e un allontanamento (forse pretenzioso) che ha aperto la strada al ritorno in giallorosso di Spalletti.
Ora il tecnico di Certaldo va via e subentra lui. Destini incrociati per obiettivi opposti: Garcia quando è arrivato nella Capitale doveva “rimettere la chiesa al centro del villaggio”. La Roma veniva da una stagione da dimenticare: il 26 maggio aveva visto trionfare la Lazio in Coppa Italia. Il punto più basso di quell’anno. A dare speranza uno striscione in Curva Sud: “Non saper rimediare a una sconfitta è peggio della sconfitta stessa”.
Rudi Garcia, il peso delle aspettative come trappola
Garcia ascolta, recepisce, vince e fa tornare la Roma in alto. Il Napoli – in alto (come mai prima) – c’è già. La storia, stavolta, l’ha fatta Spalletti – che non ha solo vinto lo Scudetto – ha vinto ammazzando il campionato. Praticamente ha corso da solo: una squadra devastante, la sua. Miglior attacco, miglior difesa, migliori schemi. Una fuga che permise sin da subito al Napoli di mettere le cose in chiaro e il campionato in cascina, le aspettative erano molto basse.
Anche per via della campagna acquisti tra incredulità e scetticismo che, successivamente, sono diventati gratitudine e riconoscenza. Ora tutti riconoscono il capolavoro di Spalletti e Giuntoli. Riconfermarsi non sarà facile, ma ancor più difficile è gestire la pressione di un ambiente affamato: il Napoli e Napoli ha assaggiato la vittoria. Un sapore da cui non vuole più fuggire. Quindi, anche se De Laurentiis in conferenza stampa ha più volte ripetuto non stressiamolo, i risultati incideranno come una mannaia.
Anche i paragoni. Spalletti, a un certo punto, si era dimenticato cosa volesse dire perdere: aveva anche certezze in mezzo al campo. Ora non ci sono più: Kim via, direzione Bayern Monaco, Osimhen pronto a partire. Due pedine non da poco. ADL assicura che l’attaccante non partirà: “Faremo di tutto perchè resti”. Tutto, però, non può essere abbastanza: occorre fare di più. Perchè – citando Peppe Iodice, uno dei volti più vicini al Napoli Calcio per passione e simpatia – la chiesa al centro del villaggio già l’hanno messa. Occorre che i fedeli rimangano a sentire la messa. Tradotto: è obbligatorio riproporre un certo tipo di gioco e determinate situazioni. Una volta raggiunta la vetta, restare a guardare il panorama diventa l’imperativo. Non l’immediata conseguenza.