Erling Haaland sta attraversando un periodo di “crisi”: c’è un dato che può far sperare l’Inter per la finale di Champions League.
Nella finale di Champions League l’Inter dovrà stare attenta a tanti giocatori del Manchester City, ma su tutti lo spauracchio maggiore si chiama Erling Haaland. Il bomber dei Citizens si presenta al match di Istanbul con un bottino stagionale a dir poco spaventoso di 52 gol in 52 gare totali. Una media esatta di una rete a partita che metterebbe paura a chiunque avversario, anche se i nerazzurri possono sperare in un insolito dato registrato dall’attaccante norvegese nelle ultime settimane.
Uno degli scontri della partita, che in molti ritengono impari, sarà il duello rusticano tra Haaland e Acerbi, chiamato a marcare l’attuale centravanti probabilmente più forte al mondo. Nonostante i soli 22 anni, il numero 9 del Manchester City è già entrato nell’elite dei grandi segnando raffica di gol anche in Inghilterra dopo il passato al Salisburgo e al Borussia Dortmund.
Il classe 2000 ha spazzato subito i dubbi di chi pensava potesse avere difficoltà in un top campionato come la Premier League e nello specifico nel gioco di Guardiola che più volte ha intrepretato la fase offensiva senza un riferimento, inventando di fatto il “falso nueve”. Un’idea tattica messa in cantina al suo arrivo perché qualsiasi allenatore sfrutterebbe le qualità straordinarie del norvegese, capace di fare reparto da solo e finalizzare le azioni ma di giocare anche i compagni come dimostrano i 9 assist serviti tra tutte le competizioni.
Haaland, come arriva alla finale di Champions League
E’ da pazzi discutere il talento e la forza di Erling Haaland che nel primo anno al Manchester City si è dimostrato una macchina quasi perfetta. Un giocatore considerato un robot o un alieno per quello che riesce a fare in campo, in particolare per la facilità con cui timbra il tabellino in qualsiasi modo e situazione.
Bisogna ricordare però che Haaland è ancora molto giovane e, nonostante sia un fenomeno, può prendersi delle pause. In particolare a fine stagione quando le fatiche si fanno più sentire e le pressioni aumentano nelle partite che contano. Insomma, anche se può non sembrare, alla fine è un ragazzo umano che in alcune circostanze lascia intravedere qualche piccolo limite per fortuna degli avversari.
In questo senso l’Inter può aggrapparsi al leggero momento di appannamento che ha colpito il bomber norvegese, inaspettatamente a secco da cinque partite e in generale con un solo gol nelle ultime otto. Un digiuno importante, il più lungo della stagione, per un calciatore con media stratosferiche che sulla carta non arriva nella forma migliore, almeno a livello numerico, alla finale di Champions League.
Nello specifico il classe 2000 non ha segnato nella doppia semifinale col Real Madrid, mancando la rete anche contro Chelsea (subentrato dalla panchina) e Brighton in Premier League prima restare in panchina col Brentford ma non trovarla nemmeno nella finale di FA Cup col Manchester United. La curiosa “crisi” ha parzialmente rovinato il suo score sperando per i nerazzurri che è sia reale e non si risvegli proprio a Istanbul.