Mourinho duro con la dirigenza giallorossa. Dopo la finale persa contro il Siviglia, gli scenari societari cambiano radicalmente.
Mourinho smaltisce la delusione e la rabbia, ma non chiude gli occhi. Quello che è successo alla Puskas Arena di Budapest va ben oltre i 147 minuti giocati che rendono la finale persa dai giallorossi la partita più lunga della storia del calcio. La rimanenza di quest’ultimo atto si rintraccia nelle parole dello Special One a fine gara: prima il discorso ai giocatori, poi la stoccata alla dirigenza. “Resto per voi, ma merito di più“. Un riferimento chiaro e affatto fraintendibile.
L’allenatore vuole parlare con i Friedkin prima di andare in vacanza: detta lui le condizioni per rimanere. Il progetto va bene, anche le ambizioni, ma servono i mezzi. Mourinho ha chiesto – in altre parole – più coesione attorno a lui. Spesso si è sentito solo in mezzo al ciclone: “Devo fare l’allenatore, l’uomo di comunicazione e quello che ci mette la faccia ogni volta che siamo stati defraudati. Sono stanco, merito di più”. Tradotto: o si trova un accordo, oppure ciascuno per la sua strada. Accordo significa che Mourinho non è più disposto a fare da parafulmine: se si vogliono avere certe ambizioni, devono esserci le qualità tali per poterle mantenere.
Il riferimento è alla rosa: la Roma, quest’anno, ha pagato il doppio impegno. Campionato e coppa insieme non li regge: se in Europa League è andata al galoppo, in campionato si è accontentata del piccolo trotto. Il motivo sono anche, in parte, i giocatori: Mourinho lamenta una scarsa considerazione sul mercato. Vuole ambire allo Scudetto: l’ha detto chiaro. Questa chiarezza deve tramutarsi in volontà: lo Special One vuole la panchina lunga. Seconde linee all’altezza che non facciano la Roma dipendente eccessivamente dal Dybala di turno: “Quando non gioca, si spegne la luce”, ha detto spesso.
Questo non è più possibile. Ecco perché la sua permanenza passa da due persone in particolare: Abraham e Belotti. L’ex Chelsea è sembrata la fotocopia del giocatore dello scorso anno. Troppo fuori dal gioco, mai inserito davvero nelle dinamiche e meno cattivo sotto porta. Flessione che si è sentita. Per non parlare di Belotti: Roma era la sua occasione. Spesso è apparso senza idee ed eccessivamente affaticato. Uno dovrebbe essere piazzato in Premier: si attendono ancora offerte per l’ex Chelsea, con l’altro si troverà una soluzione.
L’importante è piazzarli sul mercato. Non dovrebbero rientrare più nei piani dello Special One che avrebbe chiesto, sia telefonicamente che attraverso frecciatine, maggiore incisività (offensiva e non solo) sul piano del gioco. Il rifermento a persone e fatti non è assolutamente casuale. Dopo Budapest, i pezzi si rimettono assieme. Non è detto – forse sì – che il disegno di Mourinho e i Friedkin sia ancora comune.
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