C’è una Roma con Dybala e una senza e la media-punti che da la Joya in campo ci farebbe parlare oggi di una squadra in piena zona-champions.
Con lo striminzito e sofferto 0-0 confezionato alla BayArena, la Roma vola alla seconda finale europea consecutiva: lo scorso anno fu Tirana, stavolta Budapest. Un anno fa era la prima edizione della Conference, in questa stagione l’Europa League.
Eppure le sensazioni che si vivono nella capitale ad una settimana dalla grande notte sono vibranti; certamente positive, ma cariche delle aspettative di chi non può più sbagliare, perché se la scorsa Serie A aveva permesso alla Roma la qualificazione in Europa League tramite il piazzamento, indipendentemente dalla finale con il Feyenoord, ora la stagione dei capitolini passa dall’Ungheria.
Alzare al cielo il trofeo significherebbe per i giallorossi, innanzitutto, riuscire nell’impresa di fermare il Siviglia, il Real Madrid della UEL, poi vorrebbe dire alzare un altro trofeo, il secondo di fila internazionale, quindi giocare la Supercoppa Europea.
Ma soprattutto vorrebbe dire tornare in Champions, lì dove la Roma manca dall’eliminazione agli ottavi di finale contro il Porto, che in passato fu proprio di Josè Mourinho.
Una qualificazione alla coppa dalle grandi orecchie che, invece, non è arrivata tramite campionato: il sesto posto della squadra della lupa ad oggi significherebbe rigiocare la seconda competizione per importanza, specie dopo la sconfitta della Fiorentina in finale di Coppa Italia, ma con un Dybala a pieno servizio sarebbe andata in modo diverso.
La Joya ha giocato solo 1659 minuti in Serie A, da dividere fra 24 gare. Dovessimo andare ancora dividere quel numero, come stamattina fa il Corriere Dello Sport, allora è come se avesse giocato circa 46 minuti a partita. Per metà campionato preciso, l’argentino è mancato.
Eppure a referto ha messo undici gol fondamentali, l’ultimo dal dischetto contro il Torino qualche ora prima di Pasqua, l’ultima partita, fra l’altro, che lo ha visto a testa sgombra: da lì, tanti fastidi fisici e appena 45 minuti fra Atalanta e Inter.
Senza il campione del mondo la Roma ha vinto solo con l’Udinese, poi ha collezionato tre pareggi e altrettante sconfitte su un totale di sei gare, senza vincere nessuna partita.
Il dato da far strabuzzare gli occhi è, però, il seguente: con Paulo in campo, la Roma ha fatto 20 punti in 42 partite, perciò un media di 2.1, che stesa in proiezione fa quasi ottanta punti (79.8), che non solo avrebbero permesso ai capitolini di andare in Champions, ma con un tranquillo secondo posto, più vicini al Napoli campione rispetto che alla quinta in classifica.
Poi c’è l’altra faccia della medaglia: senza Dybala sono arrivati 18 punti in 16 partite, quindi una media di 42 lunghezze, nemmeno salvezza matematica in un campionato a venti squadre, ma che oggi piazzerebbe i ragazzi di Mou al quindicesimo posto, a +9 dal Verona terzultimo e perciò in zona retrocessione.
La Roma, con la testa in finale, sarà comunque costretta in queste due ultime partite a tenere sotto la Juventus per arrivare in Europa League, salvo poi giocarsi tutto contro il Siviglia di, vedi il destino, Ramon Monchi, Direttore della Roma ai tempi della semifinale di Champions giocata con il Liverpool e con Di Francesco in panchina.
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