De Laurentiis si trova a combattere con l’addio di Spalletti: se il tecnico di Certaldo decidesse di lasciare, Luis Enrique è il nome caldo.
Le frizioni recenti con Luciano Spalletti e un addio del mister toscano che giorno dopo giorno appare sempre più probabile, mette in guardia il patron del Napoli: per questa ragione ADL avrebbe virato completamente su Luis Enrique.
L’obiettivo finale, come da De Laurentiis stesso annunciato in mondovisione nel momento della matematica che ha consegnato il tricolore agli azzurri a trentatré anni dall’ultima volta, è arrivare a vincere la Champions e secondo Aurelio, il nome giusto per provare a farlo è quello di Lucho.
Un nome impattante e altisonante, che ha già vinto la coppa dalle grandi orecchie in passato con il Barcellona, quando nel 2015 fece di tutto un sol boccone, vincendo anche Liga, Coppa del Rey, Supercoppa europea e Mondiale per club.
Nella testa di De-La: come arrivare a Luis Enrique
Per riportare il mister catalano in Italia, dove già allenò ad inizio carriera – con miseri risultati – alla Roma, il patron è pronto ad offrire un biennale a dieci milioni a stagione, che agevolati dal Decreto Crescita, permetterebbe di approfittare deli sgravi fiscali.
Ed effettivamente, anche tornando indietro nel tempo, il presidente ha abituato la sua tifoseria ai colpi ad effetto, come quando sopperì alla sofferta partenza di Sarri prendendo Carlo Ancelotti (fu un errore), questo vuole rifare.
Da non sottovalutare, inoltre, che il patron è innamorato del mister spagnolo da un decennio e che lo avrebbe portato in Campania sin da subito dopo la Roma, dai tempi del Celta Vigo. Poi Enrique ha vinto tutto ed è divenuto imprendibile, quindi il fallimento con la Spagna, che ha visto la Roja uscire anzitempo contro il Marocco, vera rivelazione del Mondiale in Qatar.
Lucho a Napoli, poi, si potrebbe portare Pepe Reina nello staff: l’estremo difensore ha dato disponibilità al Villarreal per ancora una stagione, ma davanti ad un progetto di questo tipo, rivedrebbe le sue priorità.
L’unico reale problema sarebbe quello legato al monte ingaggi inserito dalla dirigenza: il colpo Luis sarebbe senza alcun dubbio fascinoso, ma, considerando gli sconti nella tassazione, comunque un biennale costerebbe più di 30 milioni lordi a bilancio, cifra esageratamente enorme se paragonata a quella che gli azzurri avrebbero impegnato per altri due anni di Spalletti (circa 12 milioni lordi).
Il sistema di gioco che porterebbe all’ombra del Vesuvio sarebbe, ad ogni modo, il classico 4-3-3, che ha trovato variazioni solo a Roma: nella sua prima avventura in Italia giocava con una linea difensiva da brividi, con Heinze e Burdisso davanti a Stekelemburg e con Rosi e Josè Angel sulle due fasce, ma soprattutto scendeva in campo senza ali.
Totti, con la fascia al braccio, giocava a supporto del doppio centravanti, cioè il prodigio Bojan Krkic e il bomber Daniel Pablo Osvaldo.
In blaugrana, invece, scoprì l’MSN per come l’abbiamo conosciuta: Messi, Suarez e Neymar tutti insieme, davanti al pacchetto di centrocampo (forse) più forte della storia, perciò Busquets, Iniesta e Xavi.
Un modus operandi che ha riportato anche in Spagna, ma con risultati meno esaltanti e soprattutto con Oyarzabal che, fra Dani Olmo e Ferran Torres, agiva da falso nove per esigenze tecniche. Quindi ancora Busquets in mediana, ma Koke e Pedri come mezzali.
E quindi con lui in panchina il club partenopeo dovrebbe giocare c0n Meret fra i pali, dietro al duo composto da Kim e Rrahmani, quindi Di Lorenzo e Mario Rui sulle due fasce, sebbene l’impego di Olivera, viste le caratteristiche dei suoi terzini, sembra più adatto.
Poi Lobotka in regia, con Anguissa e Zielinski (se rimarrà) come mezzali. Dunque Kvaratskhelia a sinistra e un altro a destra, che potrebbe essere un nuovo acquisto, un vecchio titolare (Lozano? Politano?) oppure un esperimento nemmeno troppo difficile da mettere in atto (Elmas? Raspadori?).
Ad ogni modo, da Luciano a Luis, da Lucio a Lucho, il Napoli ripartirebbe dal 4-3-3 che gli ha consegnato uno scudetto stradominato, stavolta all’insegna della Champions.