La Juventus riscopre una crisi dimenticata, i ricordi di Antonio Cabrini e lo sguardo verso il futuro del club, partendo dai protagonisti.
La Juventus dopo la cocente delusione europea si ritrova ora a dover scontare una nuova penalizzazione e soprattutto lo spettro di significativi cambiamenti all’orizzonte. Ne abbiamo parlato con un grande ex-bianconero, Antonio Cabrini.
Prima ancora della penalizzazione, l’ultimo sogno della Juventus in questa stagione è svanito con l’eliminazione dall’Europa League. Con questo risultato si è eguagliato un record negativo, non vincere alcun trofeo per 2 stagioni consecutive con lo stesso allenatore in panchina. Prima di questo biennio di Allegri l’ultima volta era stata tra il 1986 ed il 1988, con Rino Marchesi in panchina. Che clima c’era nella Juventus di quell’epoca? Due anni di astinenza da vittorie facevano già scalpore?
In quegli anni ci furono delle difficoltà per fare dei risultati che prima venivano normalmente. La Juventus è una squadra che tendenzialmente cerca di arrivare sempre al punto più alto. La pressione è sempre uguale, che tu vinca o perda. Alla Juventus la pressione sta nel fatto che devi sempre essere vincente e stare ad alti livelli.
La stagione 1987-88 fu ancora peggiore della precedente e poi si dovette attendere fino alla stagione 1989-90 per rivedere i bianconeri alzare dei trofei, quello però fu l’anno della doppietta Coppa delle Coppe e Coppa Italia. Questo però avvenne dopo il cambio dell’allenatore, quando in panchina arrivò Zoff. La svolta della Juventus potrebbe arrivare nello stesso modo?
La svolta è data soprattutto dalla rosa che compone la squadra. L’allenatore ha le sue buone qualità, ma devi metterlo nelle condizioni di lavorare con degli elementi che possano dargli delle sicurezze.
Rapportandola alla situazione odierna, esclude che un cambio in panchina?
Non si esclude niente, ma da come stanno le cose non mi pare che Allegri sia nelle condizioni di sentirsi dire “non hai vinto niente, quindi vai via”. Anche perché comunque nonostante tutte le problematiche che si sono verificate fino a ieri era secondo in classifica.
Trova giusta la sentenza uscita ieri?
Non mi esprimo su queste cose perché non conosco bene la situazione. Non commento perché non sarei in grado di giudicare nel bene e nel male.
Una delle conseguenze inevitabili però sarà con ogni probabilità un ridimensionamento, per motivi sia economici che di ambizione di alcuni componenti della rosa attuale, Di Maria su tutti. Secondo lei a questo punto quale politica dovrebbe adottare la Juventus?
La Juventus è abituata sempre ad essere protagonista. Se ci sarà un rinnovamento sarà basato su giovani all’altezza e sicuramente qualche altro che già fa parte del gruppo e acquisisce maggior considerazione.
Tra le file della Juventus ci sono diversi protagonisti che sono in procinto di lasciare, come Bonucci, ma anche Szczesny. C’è qualcuno in particolare che vede come potenziali successori?
Ci sono molti ragazzi interessanti che stanno crescendo, sia nella Juventus ma anche di proprietà del club e che giocano in altre squadre. Però è chiaro che prima di poter dire di un ragazzo che può sostituire Bonucci ce ne vuole. Di portieri invece in Italia per fortuna c’è una buona scuola. Quest’anno Szczesny ha fatto una gran parte.